sabato 9 settembre 2017
La vita avanza con o senza la nostra volontà. Noi siamo portati a fare ogni cosa, che sia nelle nostre capacità, per restare su questa terra il più a lungo possibile e anche chi è convinto di essere un buon cristiano allontana da sé il pensiero di lasciare questa realtà per qualche cosa di ignoto. Questa palla che gira nel vuoto con capacità incredibili, così ricca di bellezze e di potenza, che ci permette di stare in piedi anche nel vortice creato dal suo muoversi nell'universo, si fa amare e desiderare al punto che non vorremmo mai doverla lasciare.
Scateniamo lotte tra noi per possederne una piccolissima parte, per scavare le sue ricchezze nascoste, e per questo costruiamo oggetti di morte come una minaccia crudele in attesa di un passo falso di coloro che crediamo nemici. Se la vita è un dono, se il mondo che abbiamo attorno muore e rinasce ogni giorno e ci offre la varietà del suo modo di essere, perché invece di amarlo lo sfruttiamo a tal punto che si ribelli scatenando nuovi uragani, furie di vento e di acqua quasi una vendetta? In pochi minuti viene cancellato ciò che abbiamo costruito con pazienza, fatica, studio e intelligenza. Non abbiamo imparato niente dalla scuola dei secoli se continuiamo a inventare armi per distruggere le città che abbiamo costruito, le opere d'arte con le quali abbiamo dotato di bellezza il nostro tempo, le giovani vite che potevano essere una futura ricchezza. C'è un continuo inventare e distruggere, un eterna offerta di pace e una incontenibile violenza, una generosità senza confine e una ricerca del male assoluto.
Chi ha saputo ascoltare coloro che chiedevano pietà e ha regalato amore, come ci ha insegnato Madre Teresa di Calcutta, compie rivoluzioni silenziose che accarezzano la nostra terra nelle sue ferite. Vidi un giorno la Madre seduta in una piccola chiesa dove le sue giovani suore avvolte nella loro tela bianca bordata d'azzurro pregavano in ginocchio sul nudo pavimento. Mi pare di ricordare che solo una ventina di persone assistevano alla Messa e che madre Teresa alla fine accolse con il suo modesto sorriso. Ognuno ebbe dalle sue mani una piccola medaglia della Madonna che io tengo sul tavolo del mio studio per ricordarmi che ho avuto la fortuna non meritata di aver toccato le mani di un angelo di Dio. Allora perché temere delle disavventure del nostro mondo se ancora ci vengono regalate anime grandi che distribuiscono pietà e amore in ogni angolo della terra?
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