giovedì 31 dicembre 2009
«Semel in anno», elogio in extremis. Ieri "Repubblica" sorprende in bene. In prima «Quel ragazzo senza braccia sul treno dell'indifferenza»: indignata protesta per l'atrocità travestita di autorità che rifiuta ogni umanità. Denuncia tremenda, meritoria di vero abbraccio! Non basta. A p. 49 ampio scritto dello storico Agostino Giovagnoli " «Chiesa e comunismo tra aperture e condanne» " pacato e obiettivo sui rapporti tra Chiesa cattolica e ideologie atee e antireligiose del secolo scorso, nazismo e comunismo. Dagli scontri diversi, ma contemporanei, degli anni '30 al crollo dei due idoli nelle emergenze di «questioni cruciali, l'azione missionaria, il dialogo ecumenico, l'impegno per la pace e i rapporti tra fede e cultura», con interessante e originale riflessione sul ruolo del S. Offizio, che nello scontro fu «in prima linea» e come istituzione ecclesiastica uscì «ridimensionato da Giovanni XXIII e dal Concilio». Personalmente ricordo benissimo i tempi in cui quella «istituzione» era semplicemente «la Suprema»(!). E bastava il nome. Ebbene: per l'acuto Giovagnoli «forse non è un caso che l'attuale Papa sia l'ex Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede divenuta, dopo il Vaticano II, più propositiva che sanzionatoria, e decisamente diversa dall'antica Inquisizione». E così anche su "Repubblica" uno storico usa ambedue gli occhi, percependo bene dimensioni e distanze, e scrive finalmente che la Chiesa di oggi, pur nella piena fedeltà alla dottrina della fede, è «decisamente diversa dall'antica Inquisizione». «Novissima dies» (ultimo giorno) «aureo signanda lapillo». Auguri!
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