mercoledì 21 ottobre 2009
Ieri in pagina tre presenze: di bene in peggio. Prima: padre Jerzy Popieluszko, martire in Polonia alla fine dei regimi che hanno reso per sempre improponibile la realtà del comunismo come socialismo storicamente reale.
Seconda: sull'Agenzia "Zenit" la memoria della "Guerra dei cristeros" messicani, Anni Venti del secolo scorso, un popolo che reagì alla prepotenza di tiranni che si ispiravano all'esempio dell'Urss di Lenin e dell'emergente Stalin.
Terza, e qui principale: lo scrittore portoghese Josè Saramago " "87 anni il mese prossimo" ("Corsera", p. 43) " che rimbalza in troppe pagine prosternate a tappetino: rosso. Lui ancora si proclama non solo marxista, ma comunista, e con preciso riferimento a quei regimi, Messico anni '20 e Stalin e dintorni, e ora pubblica "Caino", un romanzo con questo brillante incipit testuale: «Quando il signore, conosciuto anche come dio, si avvide che ad Adamo ed Eva, perfetti in tutto ciò che mostravano alla vista, non usciva una parola dalla bocca, non poté che irritarsi con se stesso, dato che non c'era nessun altro a cui potesse dare la colpa per la gravissima mancanza». Così: "una boiata pazzesca"!
Ma leggo che il testo ha "l'ironia abituale" e fa venire in mente "Mistero buffo" di Dario Fo. No: in Fo, magari suo malgrado, ogni tanto salta su qualche originalità rispettosa, in Saramago c'è solo superba arroganza verso tutto ciò che è cristiano. Quando pubblicò il suo " modestamente " "Vangelo secondo Gesù Cristo" si offese di brutto, nella sede della Editrice Bompiani di fronte alle domande non compiacenti di un giornalista del Tg3. Uguale: è il massimo del peggio.
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