sabato 14 marzo 2015
“Efemeride”, in greco “giornale”: l'effimero vale un giorno solo. Il 16 marzo è 37° anniversario di via Fani. Così la “Gazzetta del Mezzogiorno” (12/3, p. 30): «Tragedia Moro. Le domande di ieri e di oggi». Tutte senza risposta, in innumerevoli pagine di nulla e confusione. Solo dal 10/3 leggi della «prima volta» in cui monsignor Mennini sarebbe autorizzato a parlare «per input diretto di Papa Francesco». «Il solito Vaticano» finora invece avrebbe sempre negato, ma ora si può. Peccato – qui è stato ricordato – che Mennini abbia parlato già almeno 7 volte, in tribunali e commissioni di inchiesta (2/6/78, 12/1/79, 22/10/80, ecc.)! Ancora: subito dopo la tragedia «il solito Vaticano» lo avrebbe mandato lontano! Invece, rimase a Roma per quasi 2 anni! Di nuovo: «Taceva in forza del segreto di confessione»! Ma questo riguarda la “materia”, cioè i peccati, non un eventuale incontro che non c'è mai stato, come ha ripetuto ogni volta! L'hanno detto «parroco», mentre era viceparroco. A «S. Chiara in piazza dei Giochi Delfici», e invece a Santa Lucia al Clodio! Il “Manifesto” ha inventato persino il nome proprio: «Angelo»! Hanno scritto che si era consigliato in Vaticano col «cardinale Sodano», che nel 1978 era nunzio in Cile! Hanno scritto persino che in una circostanza avesse intravisto il Br Valerio Morucci, riconosciuto dai «baffi», che nel 1978 Morucci non aveva! 37 anni di pagine effimere: qui lo dico e qui lo nego, giorno dopo giorno. E spiace oggi leggere, firma illustre sostenere che «i cattolici rimasero inerti». Che cosa vuol dire? La verità unica è che nonostante tutti i tentativi, e soprattutto quelli di Paolo VI e Santa Sede, non ci fu niente da fare: il proposito di Moro – «impegno comune» del meglio del mondo cattolico democratico col meglio del mondo operaio italiano – era troppo pericoloso!
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