sabato 11 luglio 2020
Qui di recente – "Religione. Quei presagi dell'aldilà sereni, ma tanto confusi" – Roberto Righetto, riferendosi a recenti indagini di valore, tratta da par suo l'avventura della credenza nell'aldilà in America e in Europa nel tempo moderno. In sostanza ne risulterebbe l'idea di una specie di prolungamento di tutto il meglio di quello che nell'aldiquà è l'esistenza terrena: amore, amicizia, fraternità e solidarietà sperimentata come felicità definitiva. Di recente ("Manifesto", 22/5) si è occupato dell'argomento anche Alberto Olivetti, che con titolo "Giovanni Damasceno su sofferenza e morte" tratta del problema delle immagini, oggi tornato di attualità quando si tratta di cancellare porzioni di storia da qualcuno non gradita.
Qui mi permetto di ricordare che proprio sul tema del morire nella seconda parte del libretto recente, "Gesù Cristo rivoluzione di Dio" pubblicato da Vivere In, ho prospettato una teologia del morire prendendo lo spunto proprio da una lucida frase del Damasceno: "Questo è la morte per gli uomini, ciò che per gli Angeli fu la tentazione"! Uno sviluppo sul mistero non solo del morire, ma anche dell'aldilà". Per fortuna grandi temi in pagina varia, ma stavolta anche con brusco ritorno alle bassezze del nostro aldiquà!
Ieri la performance provocatoria di un "Leader" politico secondo il quale il popolo che oggi vede nel povero e nell'immigrato un pericolo sarebbe lo stesso che un tempo ammirava la figura e l'esempio di Enrico Berlinguer, che in anticipo sui fatti cercò di liberare il suo partito dal materialismo dialettico marxista e dalla ostilità a ciò che dice Chiesa e ideali cristiani. Capita purtroppo anche ai migliori di avere imitatori peggiori. E così – mio debol parere – nel caso personalmente informato dei fatti quel paragone? Una "furbata" penosa!
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