giovedì 22 ottobre 2009
«La conversione nasce quando la ragione non sa che dire» ("Il Giornale", 14/10, p. 33). Luca Doninelli, caro anche ad "Avvenire", voleva presentare il bel libro del nostro collaboratore Lorenzo Fazzini su dieci moderni convertiti "eccellenti", ma quel titolo oppone fede e ragione, e dice che per credere occorre rinunciare a ragionare. La smentita è di venti secoli: per capire l'inghippo pigro e/o furbacchione basteranno il credo ut intelligam, intelligo ut credam di Agostino, tutta la teologia di San Tommaso, la definizione dogmatica " rarità negli ultimi secoli " del Vaticano I sulla ragione che ha la forza di conoscere la verità, e infine un volo sulla "Fides et Ratio" di Giovanni Paolo II e su tutta la produzione teologica, poi vescovile e papale di Benedetto XVI. Vero che nel mondo dei giornali, anche della politica e purtroppo della nostra cultura detta "laica", continua a circolare la balla del credo quia absurdum spacciato per detto cristiano e attribuito falsamente a Tertulliano " Angiolo Bandinelli, per esempio, ogni tanto lo ricicla: vuol dire che scrive, anche tanto, ma non legge " ma un po' di serietà non farebbe male. Così per altre perle " tu leggi e ridi " come queste: «Gelmini: mettiamo il voto in religione. Pd: è propaganda contro lo Stato laico», ("Unità", 14/10, p. 20). «Ma chi l'avrebbe detto che Bagnasco è un decisionista?» ("Italia Oggi", 10/10, p. 4). Omissis, per decenza, sul clamore ridicolo e sbalordito " pagine intere! " sulla "possibilità" di un Papa nero: ce ne sono già stati 4 o 5! Per fortuna i giornali son detti "efemeridi", e valgono un giorno solo! Anche questo. A domani!
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