sabato 30 maggio 2015
Quel giorno camminavo lontano, sul marciapiede di fronte a Villa Torlonia quasi temessi che Mussolini si affacciasse e io, piccola formica ma figlia di un antifascista, potessi rappresentare per lui un pericolo. Fantasie di bambina che ricordava quando suo padre, preso dai fascisti a Borgo Valsugana, prima di lasciarci si era voltato dicendo: «Vi raccomando le mie bambine!». Poi era sparito per tanto tempo.Oggi avvicinandomi alla villa non riuscivo ad allontanare quel ricordo e ho faticato ad accompagnare il Circolo Trentino in visita al bellissimo teatro che ora ha ripreso l'antico splendore. Commissionato da Alessandro Torlonia nel 1841 per le nozze con Teresa Colonna, il teatro venne terminato nel 1874. Oltre alla parte scenica erano stati realizzati ambienti laterali per intrattenere prima o dopo lo spettacolo gli ospiti. Nel periodo fascista non venne mai usato, né difeso dalle devastazioni del tempo; nel periodo dell'occupazione anglo-americana subì molti danni. Ancora peggio avvenne più tardi quando, senza vera guardiania, soffrì distruzioni e furti.Finalmente il Comune di Roma acquistò l'intero complesso. Solo nel 2013, dopo un notevole intervento edilizio, questo vero gioiello architettonico viene aperto al pubblico, con visite guidate. Si scopre un po' alla volta la bellezza degli affreschi nelle camere che circondano il centro teatrale, dove la fantasia dei colori e del disegno trasportano il visitatore in un luogo senza tempo. Poi si aprono all'improvviso il palco, le poltrone, il posto dell'orchestra... Allora sembra che gli anni non siano passati, tanto l'atmosfera ti coinvolge.A questa sensazione richiamano anche gli splendidi costumi del Teatro dell'Opera distribuiti nelle stanze: l'abito rosso di Tosca, il vestito blu di Leonora del Trovatore, l'abito di taffetà cangiante di Manon dell'opera di Massenet, e la tunica a doghe color pavone decorata da placche in ottone sbalzato a mano con un mantello profilato da cordoncini in oro, opera del costumista Millenotti. I manichini così vestiti compaiono dietro una porta, davanti a uno specchio, nell'angolo di una stanza, e danno la sensazione di un incontro vivo. Rosalinda nel suo abito di seta e stola di rose con perle e paillettes è l'ultimo saluto di questa capacità sartoriale che si presenta sotto il titolo «La notte e il giorno».Si esce dalla favola su un sentiero che attraversa i prati scomposti di questa villa che, attraverso un'antica e ritrovata bellezza, vuol far dimenticare un periodo oscuro della nostra Italia.
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