mercoledì 26 agosto 2020
Per festeggiare i quindici anni della collana di poesia “I girasoli”, l’editore Peppino Piacente ha avuto la felice idea di chiedere a Giovanni Romano, docente, traduttore e genius loci di Corato (Bari), la redazione di una scheda critica per ciascuno dei primi cinquanta libri pubblicati. Ne è venuto un libro estroso e accattivante, intitolato Poesia: l’invincibile presente (Secop edizioni, pp. 136, euro 12). Nella premessa, l’editore gagliardamente espone le ragioni ideali e le difficoltà evidenti di pubblicare una collana di poesia lontano dalle metropoli, con autori spesso esordienti, con «distribuzione avversa, carenza di lettori, mancanza quasi assoluta di compratori». Eppure, lo slancio di Peppino Piacente ha prodotto cinquanta libri che materializzano i sogni di cinquanta poeti. Bellissime e varie le copertine, riprodotte a colori nelle prime tredici pagine del libro, di Giovanni che subito esprimono la passione e la competenza che lievitano l’iniziativa. Almeno due sono i poeti di accertata notorietà: a Giorgio Bàrberi Squarotti, che nel 2016 ha pubblicato la raccolta poetica Le voci e la vita, tutti dobbiamo gratitudine non solo per la sua attività accademica nell’Università di Torino e di generoso prefatore di giovani poeti, ma soprattutto per aver continuato la pubblicazione del Grande dizionario della lingua italiana (in ventun grossi volumi, Utet) dopo la morte del fondatore, Salvatore Battaglia (1971). Mariella Bettarini, poetessa fiorentina apprezzata da Luzi, Fortini, Manacorda, è presente nella collana con Poesie per Mamma Elda (2019). Per Romano, i versi della Bettarini «potentemente evocativi, a volte fluenti come un colloquio che non vuol finire, a volte sussultanti come singhiozzi, restituiscono a tutto tondo una madre che non si è “sacrificata” per i figli: li ha semplicemente amati. Non ha predicato i valori: li ha vissuti».
Una caratteristica dei “Girasoli”, facilitata dalla geografia, è l’interesse per la poesia dell’altra sponda adriatica, serba e albanese. Per esempio, sono tradotte in serbo Le ballate di Lilith (2007) di Angela De Leo, poetessa che aveva inaugurato la collana con Il gelso e le rose (2004), ed è presente anche con L’ora dell’ombra e della riva (2015). E ben figurano gli Schizzi d’immaginazione (2019) del poeta albanese Gjëke Marinaj, esule negli Stati Uniti. Non possiamo, evidentemente, spigolare tra tutti i poeti antologizzati. Ci affidiamo alla conclusiva dichiarazione di fede con cui Giovanni Romano sigilla la sua ampia e meditata Introduzione: «Non sappiamo se la poesia avrà o meno futuro, ma una cosa è certa: alla poesia appartiene invincibilmente il presente. Tutto ciò che un poeta riesce a esprimere, tutto quello che sa evocare accade ora, nell’animo del lettore e nel momento in cui prende in mano il libro, e riaccadrà sempre ora anche fra trenta secoli, fosse pure l’Epopea di Gilgamesh che coi suoi 5.600 anni batte di gran lunga le Piramidi. Questa è la forza miracolosa della poesia: una creazione che in tutte le epoche, sotto tutte le latitudini, dentro tutte le culture, ha espresso l’avventura umana con lo sguardo più acuto».
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