martedì 12 giugno 2012
Si legge spesso di madri e padri che sacrificano la loro vita per prendersi cura di figli ammalati o disabili. Si legge meno di ragazzi che rinunciano a vivere la loro vita per occuparsi di adulti ammalati o anziani. Eppure accade. Mi ha molto impressionato leggere che in Florida sono ben diecimila i ragazzi che si occupano di madri e padri bisognosi di cure, dividendosi tra scuola, spesa, bucato e assistenza fisica ad adulti che hanno bisogno di tutto: anche di aiuto per la loro pulizia personale. Ci sono ragazzi che lasciano la scuola per dedicarsi a un genitore rimasto solo e non in grado di badare a se stesso. I bambini e i ragazzi sono capaci di affrontare sacrifici enormi per aiutare coloro che li hanno messi al mondo. Naturalmente non è facile. E non c'è da meravigliarsi che questi ragazzi finiscano col cedere alla fatica, che vivano in preda a un senso di isolamento, che la depressione li schiacci sotto il peso di tante responsabilità. Quanti ne conosciamo davvero? Di quanti preferiamo ignorare le storie? Forse i nostri lettori hanno più di un esempio da citare, più di un nome da ricordare. Io ne ho conosciuto alcuni durante i quasi quarant'anni della mia vita a scuola. Bambine, soprattutto, che diventavano donne prima del tempo, e i cui occhi si velavano di quella impalpabile malinconia che provoca l'assunzione precoce di responsabilità adulte. Ricordo gli ultimi mesi di vita di mia nonna. Aveva alcune galline in un pollaio ricavato nella stradina dove abitava, e le allevava con amore. Soprattutto per le loro uova, che dava da bere a noi bambini in sostituzione della carne. Siccome vivevo più con lei che a casa mia, quando non poté più occuparsene, chiese a me di custodirle al suo posto. Per farlo, spesso dovevo rinunciare a giocare con i miei compagni. Ma ero orgoglioso di portare a mia nonna, immobilizzata nel letto, le uova che le galline avevano appena deposto. «Stanno bene – le dicevo – stai tranquilla, ci penso io a loro». Avevo sette anni e mi sentivo molto più grande. I bambini diventano grandi precocemente o perché lavorano, o perché fuggono da una guerra, o perché curano adulti che senza di loro si sentirebbero smarriti e persi. Pensiamoci ogni tanto.
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