L'impresa dell'uomo invisibile
sabato 30 maggio 2020

L’uomo invisibile è esistito davvero, e si chiamava McArthur Wheeler. In condizioni normali per lui era difficile non farsi notare: sempre spavaldo nelle sue imprese, 45 anni, un metro e settanta per 120 chili, felpa scura e occhiali da sole come abbigliamento abituale. Professione: rapinatore di banche.

Il 19 aprile, Wheeler decise di esagerare: due banche in un giorno solo. Così dopo aver rapinato la prima, a Pittsburgh, Pennsylvania, si presentò alla cassa della seconda, minacciando l’impiegato allo sportello con la pistola. L’impianto di sorveglianza lo riprese mentre, a volto scoperto, si faceva consegnare i soldi. Prima di fuggire con tutta calma aveva alzato gli occhi verso la telecamera, salutando in maniera beffarda. Quando la sera stessa gli uomini dello sceriffo della contea, Ronald Freeman e Wally Long bussarono alla sua porta non trovarono solo un criminale che era certo di averla fatta franca, ma l’uomo più sbalordito del mondo. «Impossibile: come avete fatto a trovarmi? Avevo il succo addosso…».

Wheeler raccontò di essersi spremuto sulla faccia il succo di un limone, per diventare invisibile. Aveva letto che si faceva così per mascherare quello che si scrive e che si vede poi solo avvicinando il foglio a una fonte di calore. Lui era certo che avrebbe funzionato anche sul volto. Ma per sicurezza aveva fatto anche una prova prima della rapina, fotografandosi con una Polaroid dopo essersi cosparso il volto di limone. In effetti sull’immagine non c’era nessuno, ma gli agenti conclusero che probabilmente aveva impugnato la macchina fotografica dalla parte sbagliata. L'uomo venne arrestato, e i test fatti su di lui esclusero che fosse sotto effetto di allucinogeni.

Questa storia non è nuova. Anzi ha appena compiuto 25 anni. Ma la vicenda dell’uomo che verrà per sempre ricordato come “l’ignorante zero” è tornata d’attualità in questi giorni mascherati di supponenza. Viviamo nell’epoca dei pareri passivi, dell’indottrinamento un tanto al chilo che ci illude di avere una conoscenza, quando in realtà molto spesso è una mistificazione. Siamo circondati da tuttologi che sui social la mattina ti spiegano esattamente perché è scoppiata una pandemia, al pomeriggio hanno la ricetta giusta per la torta di carciofi ma anche per risollevare il Pil nazionale, e la sera si trasformano in ingegneri, astrofisici e tattici di calcio. Naturalmente infallibili.

Oscar Wilde ha scritto che ci sono uomini che sanno tutto, peccato che questo è tutto quello che sanno. Ma la dinamica dell’incompetenza è una materia seria: la storia del rapinatore invisibile è diventata la base per una ricerca scientifica condotta da David Dunning, all’epoca professore di psicologia della Cornell University, che sottopose i suoi allievi a un test di grammatica e logica. A lavoro finito, chiese a ognuno di valutare la propria prestazione prima di sapere il voto che si erano meritati. Il risultato fu che quelli che avevano ricevuto il punteggio più alto, si erano sottostimati. Al contrario, chi aveva preso i voti peggiori, pensava di aver fatto un compito quasi perfetto.

Vent’anni dopo la società dei creduloni è persino peggiorata. Chi meno sa, non solo pretende di insegnare ai più esperti, ma non ammette repliche. Vede cospirazioni ovunque, si immagina depositario dell’unica verità declinabile. Questione solo di visioni, forse. Come sosteneva il professore ribelle del film “L’attimo fuggente” quando salendo in piedi sulla cattedra diceva di averlo fatto per ricordare a se stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E che è proprio quando crediamo di sapere qualcosa che dobbiamo guardarla da un’altra prospettiva.

E’ un insegnamento che vale per tutti, anche per gli insospettabili. Un esempio: Albert Einstein che, almeno secondo quanto si dice, avrebbe sostenuto la celebre teoria per la quale “la struttura alare del calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso”. Oggi la scienza ha stabilito che non è affatto vero: la comprensione dell’aerodinamica delle ali degli insetti è cresciuta enormemente. E sembra che il calabrone rispetti perfettamente i principi della fisica. Così almeno pare, perché è sempre meglio non essere mai certi al cento per cento di qualcosa. Si rischia di sbagliare, anche senza il succo di limone addosso.

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