giovedì 26 aprile 2012
Storia e grammatica in pagina. Ieri memoria della Liberazione, festeggiata. "L'Unità" lo fa in più pagine, e a p. 27 Cancrini ricorda: «Quando uno di loro (i partigiani) abbracciò mio padre capimmo che la paura era finita». Vero solo in parte: in alcune regioni iniziò una serie di delitti e di vendette atroci contro innocenti rei solo del fatto di essere preti – qualche decina nel celebre "triangolo della morte", in Emilia Romagna – e noti cattolici. Si rivendicava un diritto di strage barbaramente ideologico. Bene perciò che stessa "Unità" (p. 5) il dialogo di Roberto Monteforte con il cardinale Betori ricordi che «La Chiesa fu attiva nella Resistenza (e) la memoria va difesa». A Roma, nella parrocchia di Santa Lucia, metà dei preti presenti erano in realtà ebrei o partigiani. Da quelle parti operò don Giuseppe Morosini. Ho conosciuto E. Z., oggi celebre avvocato, che lo accompagnava come chierichetto quando egli fu arrestato dai nazisti che poi lo fucilarono. La storia non ha mai una sola faccia: neppure in pagina. E la grammatica? Sorte spesso diversa. Ieri su "Repubblica", Cronaca di Roma, centro p. I grande lancio con foto e seguito a p. XVII: "Adeste Colosseum(sic)". Annuncio mirabolante: dal 2 maggio sarà disponibile l'audioguida del Colosseo in latino, ma «con buona pace di Tacito, Virgilio o Tito Livio, sarà in latino ecclesiastico» perché «la traduzione è di un alto funzionario del Vaticano» in «collaborazione col maggior esperto latinista al mondo» e perciò «la lectio latinis» (sic) «sarà letta da un prete». Caspita! In poche righe già tre errori di latino? Sì: in pagina la storia non ha mai una sola faccia, ma la grammatica talora perde anche la sola che ha…
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