venerdì 9 ottobre 2009
Alle 20.50 del 22 marzo 2009, nello spazio che mi dava il Tg2, fui il primo a esprimere sorpresa e amarezza, a dirmi scandalizzato dal fatto che Lippi avesse evitato di convocare Cassano per le partite contro Montenegro e Irlanda del Nord. Sorpreso, per la qualità di gioco che Cassano andava proponendo nella Sampdoria; amareggiato, per una presumibile "coda" personale dovuta a errori commessi da Cassano in passato; scandalizzato, perchè fra i convocati c'era Pazzini, rilanciato in campionato - dopo un lungo periodo di buio viola - proprio dal reprobo campione barese. Cominciò la polemica contro Lippi, alla quale s'associarono anche coloro che di Cassano avevano detto e scritto peste e corna. Tutto soltanto per le ignorate qualità del cosiddetto Fantantonio? Non credo. Sono anzi convinto che a carico di Lippi siano riemerse le antipatie - chiamiamole così - registrate alla vigilia dei Mondiali di Germania che il ct viareggino - con disappunto di tanti - riuscì a vincere, restituendo al calcio italiano l'onore duramente messo in dubbio da Calciopoli. Parlo di questa vicenda perchè ne ho vissuta un'altra pressochè identica nel 1982, quando l'insultato ct della Nazionale Enzo Bearzot, ottenne un successo clamoroso in Spagna, vinse il titolo e mise a tacere gli autori della campagna denigratoria, praticamente il 99% dei media nazionali. Allora "sposai" la Nazionale costruita da Bearzot nonostante il "Vecio" avesse lasciato a casa il bomber del torneo, Pruzzo, e il fuoriclasse del tempo, Beccalossi. Perchè entrambi - disse Bearzot - non facevano parte del concetto di squadra che era andato a costruire fin da Argentina '78. Oggi sono personalmente convinto che Cassano meriti la convocazione perchè nel ruolo non ci sono azzurri (e azzurrabili) migliori di lui, e perchè nel frattempo si sono evidenziate mille prove a dimostrazione del totale recupero di Cassano alla professionalità. E tuttavia resto fedele a una linea d'opinione che ha sempre ritenuto come il Ct della Nazionale abbia il diritto di scegliere, di decidere, eventualmente di sbagliare e, davanti ai risultati ottenuti, ricevere applausi (come è avvenuto nel 1982 e del 2006) o fischi, a volte improperi e spesso una lettera di licenziamento. Nella mia memoria di cronista, la parte peggiore - fra i tecnici presentatisi ai Mondiali - è toccata a Edmondo Fabbri (silurato post Corea del Nord 1966), a Valcareggi (in prima battuta, dopo i sei minuti di Rivera in Italia-Brasile del '70, mattoni e pomodori, e in seconda, dopo il flop di Germania '74, l'esonero), allo stesso Bearzot (praticamente dimissionato dopo Messico '86), a Vicini (vittima incolpevole di un "complotto" dopo Italia '90), a Sacchi (liquidazione tardiva dopo il flop di Usa '94), a Cesare Maldini (accantonato dopo Francia '98) e Trapattoni (al quale peraltro fu consentito di perdere malamente anche gli Europei del 2004). Potrebbe succedere anche al Signor Sicumera Lippi. Ma io continuerò a tifare per la Nazionale - dunque per lui - fino all'ultimo giorno del Mondiale che andremo a giocare in Sudafrica. Senza schierarmi - come scriveva l'indimenticabile ma da molti dimenticato Giovanni Arpino - fra le Jene e le Belle Gioie, i detrattori e i plaudenti per partito preso.
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