domenica 8 giugno 2008
«Quando la bioetica non ha pregiudizi», «Se le cellule ritornano giovani» e, infine, «Stamimali create in laboratorio, ecco cosa cambia»: sono tre titoli che occupano un'intera pagina dell'Unità (sabato 31) e che sembrano voler camuffare una sorta di resa senza condizioni del bioeticismo "laico" in materia di cellule staminali. Un documento elaborato a Hinston (Inghilterra) da 50 studio-
si di tutto il mondo tratta della «possibilità di coltivare in vitro cellule staminali pluripotenti», ma solo da un editoriale di Maurizio Mori, presidente della Consulta di bioetica "laica", si capisce che ciò avviene «senza toccare gli embrioni [..] Si tratta della possibilità di far regredire le cellule adulte allo stadio della pluripotenza». Altri due ricercatori spiegano come sia possibile «riprogrammare delle cellule» e che cosa se ne può e se ne vuole fare: soprattutto cellule germinali, vale a dire gameti e in questo caso si ripresenterebbe una serie di gravi problemi etici. Al di là, tuttavia, di questi ultimi, è proprio il rilievo dato a questa, che non sembra nemmeno una novità, a suggerire l'idea di una inconfessata resa dei bioeticisti "laici" dinanzi ai deludenti risultati delle ricerche sulle staminali embrionali e a quelli invece largamente positivi ottenuti con le staminali adulte. «Quando la bioetica non ha pregiudizi» è il titolo dell'editoriale che apre la pagina in questione. Ben venga la fine dei pregiudizi del fondamentalismo embrionale dei laicisti e benvenuti Mori & C. tra coloro che anche negli studi di genetica coltivano prima di ogni altra cosa il rispetto della persona. Anche se appena in età embrionale.

OMO O DEMOCRAZIA?
Sul Corriere della sera (lunedì 2, pagina delle opinioni) un giornalista cubano scrive che nel suo Paese è stata istituita la «Giornata internazionale contro l'omofobia» e ne trae la constatazione «dei nuovi cammini che la società cubana sta percorrendo». Anzi, la convinzione che adesso, «dopo aver convocato la diversità e averla accettata come norma», si può sperare anche nella democrazia. Che questa possa essere fondata sull'omosessualità sembra davvero un po' troppo: sarebbe non una democrazia, ma un'omocrazia.

BASTA PICCHIARSI
Liberazione sostiene che «le coppie di fatto sono vere famiglie» (23 maggio), perché, in un processo tra conviventi in cui lei era la vittima della violenza di lui, che si appellava alla dirimente di non essere sposato, la Cassazione ha affermato invece che «ai fini della configurabilità del reato di maltrattamenti in famiglia non assume alcun rilievo la circostanza che l'azione delittuosa sia commessa ai danni di persona convivente more uxorio». Questione risolta: non serve iscriversi ai registri delle coppie di fatto, basta picchiarsi.
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