martedì 10 luglio 2018
Bari, 7 luglio, Il Papa e i suoi «fratelli», speranza e invocazione: «Ut omnes unum sint!». E la misura dell'unità sperata è alla lettera smisurata: «Come io e te, Padre, siamo una cosa sola!». Domenica l'evento su tutti i giornali, ma per caso stesso giorno ("La Lettura" del "Corsera") trovo un dialogo tra Donatella De Cesare, ottima divulgatrice del pensiero filosofico, e Steven Nadler, "studioso" dell'ebraismo, sulla filosofia di Baruch Spinoza con titolo perentorio: «L'inganno della speranza». Infatti, per Spinoza la speranza, «passione umana», è solo un tranello. Grande pensatore cresciuto alla luce della cultura ebraica e capace di una visione del mondo e dell'uomo tra le più coerenti, lui vide nella speranza un inganno dovuto alle «passioni», mentre la realtà assoluta e divina è «ciò il cui concetto non ha bisogno del concetto di un'altra cosa da cui debba essere pensato... Dio ovvero la Natura»! Perciò l'uomo saggio sa di essere trascinato nell'accadere inesorabile degli eventi senza paura, ma anche senza speranza.
Che dire? Se non ci fosse la rivelazione ebraico-cristiana, se non ci fosse Gesù di Nazareth nato, morto e risorto, quella di Spinoza sarebbe forse la più alta visione dell'uomo frammento del divino che, raggiunto«l'amore intellettuale di Dio», accetta e ama il suo destino... Ma Abramo è stato chiamato, «da ultimo» (Eb. 1, 1) Gesù è stato donato all'uomo, ogni uomo, e la Croce non è l'ultima parola. La speranza non delude e si ravviva sempre: «Ut omnes Unum sint!». Da Bari un abbraccio per il mondo intero.
La Chiesa di Francesco "in uscita" entra a pieno titolo nella speranza di unità che ha animato il cuore di Gesù proprio mentre "inventava" l'Eucarestia, spezzandosi come "pane" per farsi riconoscere dai discepoli che camminano con Lui: dagli occhi chiusi al cuore ardente d'amore!
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