martedì 12 febbraio 2013
Il Papa “ha rinunciato”: tante voci. Qui lo accompagno con l'affetto grato e la stima che va avanti dai tempi del Concilio: un lupus speciale per offrire piccola prova del fatto che troppo spesso non è stato ascoltato e compreso. Recentissimo – qui, 2/2, p. 3 – l'ultimo paragrafo del Messaggio per la Quaresima, illuminante e risolutore di questioni millenarie. Titolo: «Priorità della Fede, primato della Carità». «Nella vita cristiana – scrive il Papa – tutto riconduce all'azione dell'unico Spirito, e la fede, dono e risposta, ci fa conoscere la verità di Cristo… la carità ci fa entrare nell'amore di Dio manifestato in Cristo… Il rapporto che esiste tra queste due virtù è analogo a quello tra due Sacramenti… il Battesimo e l'Eucarestia. Il Battesimo precede l'Eucarestia, ma è orientato ad essa, che costituisce la pienezza del cammino cristiano. In modo analogo la Fede precede la Carità, ma si rivela genuina solo se è coronata da essa… che rimane per sempre, come compimento di tutte le virtù (1Cor. 13,13)». Proprio in questo brano di san Paolo Teresa di Lisieux nel suo Manoscritto B, del settembre 1896, trovò “la chiave” per arrivare a scoprire la sua vocazione, e in questo stesso brano il teologo, vescovo e Papa Benedetto XVI indica che i confini della salvezza sono aperti solo a chi, conoscendo Dio o anche non conoscendolo senza colpa, esercita la carità, cioè (cfr Matteo 25) “riconosce” Dio nel fratello che ha fame, sete, ecc. Ecco la teologia piena della vera liberazione. Essa, che inizia nel tempo e si consuma nell'eternità, è qui offerta dalla lucidità del teologo, prete, vescovo, successore di Pietro che ancora una volta da par suo coglie di sorpresa tutti, anche il lupus di Malpelo. Grazie, Santo Padre.
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