Sky si interroga su Dio ma convince a metà
martedì 27 dicembre 2016
Tra le tante proposte televisive considerate tradizionalmente natalizie, Sky Arte HD ha approfittato dell'occasione per mandare in onda a ridosso del Natale (giovedì 22 dicembre alle 21.15) un documentario in questo senso piuttosto alternativo: Dio, l'eterna domanda, firmato da Peter Rodger che, attraverso un viaggio in varie parti del mondo, cerca di dare risposta all'interrogativo che da sempre appassiona l'umanità. A rispondere sono credenti di religioni diverse, atei, filosofi, artisti, personaggi dello spettacolo e gente comune. Nel cercare di raccogliere una risposta, il regista compie un percorso fra i diversi continenti e le relative culture. «La conoscenza – avverte la voce fuori campo – si sta diffondendo a un ritmo senza precedenti, la saggezza sta scomparendo a un ritmo senza precedenti, la verità è stata coperta da troppe voci tutte che invocano il nome di Dio. Ma che cos'è esattamente Dio?». La domanda, sicuramente, non suona bene per i credenti che preferirebbero il «chi è» al posto del «che cos'è». Ma qui siamo di fronte a questioni culturali e sociali più che strettamente religiose. Per cui le risposte alla domanda di fondo sono le più diverse. C'è chi dice che Dio non si possa spiegare. Chi lo immagina nella Madre Terra. Chi afferma che Dio è lo stesso per tutti, che ha creato gli uomini, ma non le religioni. C'è anche chi a proposito della Resurrezione cristiana parla ironicamente di qualcuno che «dopo tre giorni salta su una nuvola e scende giù dal cielo». Per altri «alcol, sesso, droga e religione sono strumenti per riempire un vuoto». Insomma, di tutto di più, idee sensate e altre molto meno. Un po' contraddittorio anche il finale con le immagini e le preghiere dei bambini malati di tumore del Centro di oncologia pediatrica di Long Beach in California, la bella affermazione a più voci che «Dio è amore», seguita, però, dalla considerazione che quello che conta non è tanto l'esistenza reale di Dio quanto che sia reale per chi ci crede: «È solo la fede che conta». Concetto che sarebbe condivisibile, ma solo di fronte a un Dio reale e non presunto tale. Resta comunque positivo, oltre all'aspetto propriamente cinematografico, il tentativo da parte di Peter Rodger di capire quanto la religione incide nelle culture, anche se non tanto dal punto di vista spirituale quanto da quello sociale.
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