giovedì 4 aprile 2019
L’attenzione dei papi verso le Chiese orientali cattoliche ha determinato un mutamento di ottica anche nel dialogo ecumenico. Da Leone XIII al Vaticano II c’è stato un cammino di avvicinamento, fino a riconoscere la pari dignità fra tutti i riti, che nella loro varietà sono un segno di unità. Nel decreto Orientalium Ecclesiarum , il Concilio ha voluto esprimere la stima della Chiesa universale verso le Chiese orientali cattoliche e per il sacro loro patrimonio. Apprezzamento che nel corso degli anni si è consolidato. Con Leone XIII ha inizio una nuova epoca nei rapporti tra Roma e gli orientali. La sua attenzione si rivolge in due direzioni: dare piena dignità alle Chiese cattoliche di rito orientale. Il tentativo non riuscì per le resistenze dei patriarchi ortodossi. Ma fu significativo che Leone XIII con la lettera apostolica Orientalium dignitas dichiarasse che «la veneranda antichità che caratterizza i diversi tipi di rito orientale è un vanto eccellente per tutta la Chiesa, e fa emergere la divina unità della fede cattolica». Egli riconosceva la legittimità degli ordinamenti ecclesiastici propri degli orientali. Il successore Pio X confermò l’apprezzamento che Roma nutriva per la dignità e lo splendore dell’Oriente. Nel pontificato di Benedetto XV furono significativi due avvenimenti: l’erezione della Congregazione per le Chiese orientali e la fondazione del Pontificio istituto per gli studi orientali , con il compito di svolgere anche un lavoro scientifico preparatorio per avvicinare l’Oriente e l’Occidente. Pio XI mostrò grande apprezzamento per i tesori spirituali dell’Oriente e vivo interesse per il movimento di riunificazione con gli ortodossi, inteso, in linea con i predecessori, come adesione e ritorno dei fratelli separati alla Chiesa cattolica. Pio XII dedicò molta attenzione alla situazione e alle sofferenze che le Chiese orientali subivano per la persecuzione comunista, scatenata dopo la conquista sovietica dell’Europa orientale. Nell’Enciclica Orientalis Ecclesiae, di cui ricorre in questi giorni il 75esimo anniversario, assicura gli orientali che in caso di unione non saranno mai costretti ad abbandonare i riti liturgici e le loro antiche situazioni in favore di quelli latini. Con papa Giovanni XXIII, nei rapporti tra la Chiesa cattolica e gli ortodossi si crea una nuova atmosfera. Egli fonda il Segretariato per l’unione, di cui fu presidente il cardinale Agostino Bea, che aveva già svolto un’attività grandiosa per la riunificazione e godeva anche della fiducia degli orientali non cattolici. Al segretariato il Papa assegna il compito di aiutare gli altri «a trovare più facilmente la via al raggiungimento di quella unione che Gesù ha implorato».
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