sabato 5 marzo 2016
«Ma». È l'inizio per introdurre tutta p. 9 con titolone sul “Fatto” (2/3) per Michela Marzano: «Ma io dico sì all'utero in prestito: è un tabù come l'aborto anni fa». Indignata che qualcuno osi dire “no” lei, «filosofa, scrittrice e deputata» in prestito alla politica annuncia: «A fine legislatura tornerò all'Università»! Parbleu! Lei insegna a Parigi, e al mite Gianluca Roselli che dice «maternità surrogata» replica sdegnosa come “Il vigile” Sordi con paletta rossa: «Alt! Primo errore. È sbagliato chiamarla così». Segue gentile richiesta: «E qual è la definizione giusta?». La risposta è sapiente: «La dicitura corretta è gestazione per altri», con dimostrazione che richiama la grandeur: «In francese esistono due parole: geniteur, ovvero la madre biologica, la genitrice di un bambino, e parent, la madre vera e propria, colei che vuole e cresce un figlio». Bella trouvaille (!) sempre da quelle parti: Parigi, prossimità Sorbona! Poi ti viene una curiosità, vai ai Dizionari e sul “Nuovissimo Ghiotti” (Torino, 1972, p. 1767) trovi proprio geniteur. A posto? No, per due precisazioni seguenti. La prima è che si usa in senso “ironico”, e la seconda che è termine “zoologico”, per dire «animale destinato alla riproduzione». E allora quel «Ma io dico» ti pare un po' stiracchiato, e anche un po' comico. Basterebbe, ma in peggio arriva la sorprendente identificazione: ciò che è «regolamentato» dalla legge è sempre giusto: basterà fare una legge apposita e tutto sarà a posto! Per lei vale fin dal titolo l'esempio dell'aborto: è regolamentato, quindi nessun problema! Magari a Parigi passerà liscia, ma se pensi ad altre regolamentazioni per legge: da noi quelle razziali del 1938, e altrove quelle del III Reich ti viene una domanda. La rivolgerai alla filosofa, quando tornerà in cattedra…
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