domenica 26 ottobre 2008
Da giornalista qual è Corrado Augias dovrebbe sapere che le inchieste non si fanno interrogando soltanto una persona e scegliendo " come ha fatto nei suoi ultimi due libri " quella che gli darà sicuramente le risposte da lui desiderate: gli storici Mauro Pesce la prima volta e Remo Cacitti la seconda. In questi casi si tratta soltanto di interviste a risposte prevedibili e cioè di giornalismo scadente. Anche prima, però, di affermare con sicurezza e sulla parola di Cacitti (Repubblica, domenica 19), che «Gesù aveva quattro fratelli e alcune sorelle», Augias avrebbe dovuto informarsi non dagli storici di comodo, ma sulle fonti. È noto, infatti, che nell'ebraico e nell'aramaico dei tempi di Cristo un solo termine ('ah) indicava i parenti (fratelli, cugini e cognati). Nell'Antico Testamento, per esempio, Lot e Giacobbe, nipoti di Abramo (Gen 11,27) e di Labano (Gen 14,12), sono detti loro fratelli (Gen 13,8 e 29,15, nella Vulgata). Così pure il Nuovo Testamento dice che Giacomo e Giuseppe, "fratelli" di Gesù, erano figli di una Maria che era "sorella", cioè cognata, della Madre di Gesù, in quanto sorella di san Giuseppe (Mt 27,56; Mc 15,40 e 16,1; e Gv 19,25). E si potrebbe continuare con la brutta figura fatta fare ad Augias, sostenitore del "metodo storico", dal nostro Rosso Malpelo mercoledì scorso proprio in materia storica. La ricordo in breve: sul Venerdì di Repubblica Augias scriveva (17 ottobre) che Pio IX reagì alla presa di Roma con la proclamazione del dogma dell'infallibilità. Sennonché il dogma fu definito il 18 luglio 1870 mentre Porta Pia cadde il 20 settembre e la sconfitta di Napoleone III a Sedan " che segnò la fine della garanzia di Parigi al Regno pontificio e il ritiro della guarnigione francese di stanza a Roma, incoraggiando l'Italia ad attaccare la città " fu del 1° settembre.

LETTERE DAL CARCERE
Da ieri l'Unità si è rimpicciolita. Anche concettualmente. Nel suo nuovo formato «mini» (metà pagina di un comune quotidiano) e nonostante la direzione di una donna, Concita De Gregorio, non sembra più il giornale «fondato da Antonio Gramsci nel 1924», come dice ancora la scritta sotto la sua testata. Il manifesto di lancio di queste novità, curato dal fotografo Oliviero Toscano, è tutto occupato da un fondoschiena femminile in minigonna jeans e con copia del giornale in tasca. Stile pubblicità già vista. Attorno, una cascata di aggettivi («Nuova libera mini bella forte indipendente impegnata coraggiosa sorprendente rivoluzionaria intelligente generosa essenziale indomabile»), che però tutto fa pensare che si riferisca al fondoschiena e alla sua copertura. Chissa che lettera il povero Gramsci scriverebbe a Concita dal carcere, se fosse ancora vivo.

ATEO, QUANT'È VERO DIO
Sul Sole 24 Ore (domenica 19) Gilberto Corbellini, medico ed esponente riconosciuto del laicismo nostrano, recensisce due libri di Umberto Veronesi. Titolo: «Una medicina chiamata laicità» e già questa medicina "laica" è una bella ricetta di fondamentalismo. Nel testo, poi, osserva: «Le riflessioni di Veronesi sono un autentico manifesto della laicità». E annota: «E dio solo sa quanto vi sia bisogno oggi in Italia [...] di dimostrare che essere laici e non credenti non è un handicap etico». Povero ateismo, se ha bisogno di chiamare Dio a testimone.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: