Se il mondo intero si riassume nella «rabbia» di Pier Paolo Pasolini
sabato 20 settembre 2008
Rivedo ora, restaurato e integrato da Giuseppe Bertolucci, il film «La rabbia» di Pier Paolo Pasolini, che anch'io, come quasi tutti, avevo dimenticato. Ma appena in sala ho subito ricordato l'impressione che mi fece quando, ventenne, lo vidi nel 1964: soprattutto la straordinaria voce di Giorgio Bassani (voce di intelligenza e di dolore) che legge i versi salmodianti e martellanti con cui Pasolini commenta le immagini. «La rabbia» potrebbe essere definita un poema documentario, realizzato montando materiali del cinegiornale "Mondo libero". Quando Pasolini aveva già realizzato il suo film, il produttore decise che sarebbe stato opportuno, per prudenza politica, affiancare a quello di Pasolini un documentario analogo e diverso, non "di sinistra" ma "di destra", affidato a Giovanni Guareschi. Questa decisione Pasolini la accettò, ma fu costretto a tagliare parte del lavoro già compiuto per fare posto al secondo autore. Ora, grazie a Giuseppe Bertolucci, rivediamo il film pasoliniano ricostruito. È un'occasione per riflettere su che genere di autore, poeta e regista fosse Pasolini e per tornare alla cronaca e alla storia di quegli anni: dai funerali di De Gasperi alla guerra in Corea, dall'incoronazione della regina Elisabetta alla morte di Marilyn Monroe, dall'arrivo in Italia della televisione al papato di Giovanni XXIII, dall'invasione sovietica dell'Ungheria a Fidel Castro che arriva all'Avana: con i visi e i corpi martoriati delle vittime del mondo e il fasto osceno delle classi dirigenti e agiate.
Più che un film che si guarda, «La rabbia» è un film che si ascolta. Spesso il ragionamento si spezza, si perde, e quando l'interpretazione politica gli sembra (gli suona) scontata o azzardata, Pasolini rimedia mettendo in azione il suo elementare, ossessivo, iterativo apparato metaforico e retorico. Pasolini come artista non era tecnicamente all'altezza di se stesso e delle sue visioni. Ma le cose che vedeva, che amava e di cui soffriva erano molte, un intero mondo, vere e grandi.
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