giovedì 20 maggio 2010
«Le spie nell'estate dei due Papi». Titolo ieri su "Repubblica" con lancio in prima per due pagine sull'impresa dei «servizi (segreti) britannici» " solennemente indicati «Foreign and Commonwealth Office, Londra» " che nel 1978 pensano alla «possibile» elezione di «uno sconosciuto cardinale polacco», e perciò segnalano che «il suo nome rimbalza più volte in quei giorni nei rapporti del Foreign Office». Il tutto è avvenuto " nota ammirata "Repubblica" " «raccogliendo un'impressionante mole di informazioni nelle settimane precedenti». Il pezzo è tutto in armonia con lo stupore, e tu leggi delle «diplomazie internazionali» in competizione tra loro, ma con «Londra capace di fare previsioni concrete», arrivando alla fine ammirato della capacità del pezzo di far passare per acqua di sorgente fresca, quella tiepidissima di 32 anni orsono. Sono i pregi delle diplomazie? Malpelo ha due ricordi a proposito. Il primo è la battuta del cardinale Tardini, segretario di Stato di Giovanni XXIII, che sentendo elogiare la diplomazia vaticana come «la migliore del mondo» ribatté allegro: «Davvero? Immaginarsi le altre!». Il secondo è che il 24 agosto 1978, vigilia immediata del primo Conclave, interrogando personalmente il cardinale Michele Pellegrino sull'esito del Conclave stesso, e senza alcuna «impressionante mole di informazioni», ebbi questa tranquilla risposta: «Se non eleggiamo un italiano, Papa sarà Wojtyla!». Testuale. E già. La «diplomazia» vaticana arriva subito dove le altre arrivano con un lavoro «impressionante» e dove qualche giornale arriva, «impressionato» del suo «scoop», 32 anni dopo. Càpita.
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