Stargirl, il coraggio di essere unici
martedì 5 settembre 2017

Gli appassionati di Jerry Spinelli sanno di cosa si parla quando si nomina Stargirl. Un romanzo impossibile da dimenticare, di quelli che, come scriveva J.D. Salinger “ti lasciano proprio senza fiato… che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira”. Pubblicato negli Stati Uniti nel 2000 – dove è stato un successo da due milioni di copie - e uscito in Italia da Mondadori l’anno successivo, Stargirl torna a far battere i cuori dei lettori in una nuova edizione, con copertina originale, nella collana Contemporanea di Mondadori (15 euro).


Un romanzo dai molti ingredienti, che continua a macinarti a lungo in testa grazie a lei, l’indimenticabile ragazzina anticonformista dagli abiti improbabili, la gioiosa vivacità, l’innata serenità e l’autentica semplice capacità di gioire per il bene altrui e patire di ogni sofferenza. Molto altro si potrebbe dire di questa anima bella, capace di illuminare il mondo al suo passaggio, piombata all’inizio dell’anno scolastico a scombussolare la mediocre gioventù di Mica, cittadina senza storia dell’Arizona. Lei si fa chiamare Stargirl anche se il suo nome è Susan. Ma che importa: i nomi sono fatti apposta per rappresentare le persone; e non si è mai sempre uguali a se stessi. Stargirl con la sua originalità - il suo topo in tasca e l’ukulele a tracolla - spiazza tutti: canta e balla quando meno uno se l’aspetta, regala biscotti e canta auguri di buon compleanno a ogni ragazzo della scuola. Come un’aliena mostra modi di essere sconosciuti ai più. In un attimo diventa la tipa più popolare anche se la fascinazione è destinata a durare poco. Gli anticonformisti sorprendono ma non piacciono a lungo. Ha sedici anni Leo Borlock, la voce narrante del romanzo, che come un colpo di fulmine si innamora, ricambiato, di Stargirl. Quella ragazza (che diventa la sua ragazza) gli piace, forse perché è spontaneamente quello che lui non riesce ad essere. Ma anche questa storia sembra a corto raggio. Leo è un timido, fragile e incapace di dare il meglio di sé, vittima lui stesso dell’ostilità del gruppo e dell’esclusione sociale che tocca a chi non si adegua al branco. Anela i gesti liberi di cui è capace Stragirl ma non ce la fa a condividerli pubblicamente. Il fatto è che in un mondo di gente piccina e gretta, il destino di persone libere, autenticamente amabili, desiderose di essere semplicemente se stesse senza curarsi di cosa pensa il mondo di loro, è la solitudine. Jerry Spinelli racconta con maestria e poesia non solo il mondo degli adolescenti alla ricerca della propria identità ma anche i perversi meccanismi sociali di rifiuto e rigetto di quanti non vogliono adeguarsi alla massa. Ricordare al prossimo che si può essere unici per la vita e che non è importante piacere a tutti, mentre i più rincorrono l’omologazione, è un peccato imperdonabile. Dai 13 anni

Anticonformista la è stata senza dubbio Rosa Parks: in un giorno di dicembre del 1955, quando negli Stati Uniti vigeva l’apartheid, rifiuta di lasciare il proprio posto sull’autobus a un bianco. Viene arrestata ma dal suo gesto prende il via il boicottaggio degli autobus da parte dei neri. Lo sciopero dura 381 giorni alla fine dei quali la segregazione razziale sui mezzi di trasporto viene abolita. Anticonformista è stato Franco Basaglia, direttore del manicomio di Trieste: per tutta la vita si è battuto per dimostrare che i malati di mente non dovevano essere rinchiusi nei manicomi. La legge del 1978 che li ha aboliti porta il suo nome. E che dire di Cesare Beccaria e della sua lotta in pieno Settecento contro la pena di morte e la tortura? O della strategia della non violenza di Gandhi nella lotta dell’India per l’indipendenza dalla Gran Bretagna?


Dalla battaglia delle suffragette a quella delle madri di Plaza De Mayo che a Buenos Aires in Argentina tengono vivo il ricordo del loro figli fatti sparire durante la dittatura di Videla, da Abramo Lincoln che abolì la schiavitù a Simon Wiesenthal a Malala, paladina dello studio per le bambine pakistane sono trentacinque le storie raccontate da Daniele Aristarco in Io dico no! Storie di eroica disobbedienza (Einaudi ragazzi, 16,90 euro) con un fil rouge che le lega: tutti i protagonisti, uomini e donne, hanno saputo opporsi a violenze e ingiustizie, tutti a proprio modo hanno combattuto, spesso a caro prezzo, una battaglia per tener viva l’idea di dignità e libertà per l’umanità. Dai loro gesti e dalle loro convinzioni abbiamo tutti da imparare. Dai 13 anni

La prima volta che Giacomo Leopardi uscì di casa da solo aveva vent’anni. Palazzo austero ma signorile affacciato su una piazza, il suo. Palazzo Leopardi a Recanati: grandi stanze, sale di studio e una biblioteca zeppa di volumi; un giardino rigoglioso di piante e fiori ma povero di giochi e divertimenti di bambini. Il conte Monaldo e sua moglie erano convinti che fra le mura di casa c’era tutto quello che occorreva ai figli per crescere bene e istruiti. In fondo il mondo lo si poteva conoscere dai libri, stando tranquillamente lì. Giacomuccio, Muccio come lo chiamavano in famiglia, quella casa la patì sempre, triste rifugio a cui arrivavano gli echi delle voci di un mondo vivo ma distante a lui negato, ma anche una prigione da cui desiderava solo fuggire per vederlo da vicino il mondo. Partendo dall’idea che noi siamo le case che abitiamo Silvia Vecchini ci accompagna in una “breve passeggiata tra le stanze di Giacomo Leopardi” come recita il sottotitolo di In solitaria parte, ultima novità nella bella collana “Jeunesse ottopiù” dell’editore palermitano rueBallu (19 euro), inedita ricostruzione del profilo umano e familiare del poeta per voce della sorella Paolina.


Così attraverso un percorso che tocca stanze, corridoi, sale di studio, cucine, bagni, stanze dalle grandi finestre e i ricordi nostalgici di Paolina, ormai cinquantasettenne, esce il ritratto di un bambino prima e di un ragazzo poi, sensibile e infelice, cresciuto nel gelo delle relazioni, spinto allo studio, quasi segregato, come i fratelli, nella casa ritenuta il posto più sicuro, lontano da contaminazioni e distrazioni. Isolato, privato di amicizie e compagnie, vessato dalle imposizioni di una mamma anaffettiva e autoritaria, “consunto e scontorto” nel fisico, Giacomo perdeva così i migliori anni della sua vita, annegandoli in una grave depressione e in un pessimismo grevi come una gabbia di cui era sempre più difficile liberarsi. Unica consolazione al suo disperato bisogno di vita la fantasia sfrenata con cui evadeva in un suo mondo filosofico e poetico: ciò che non poteva vivere lo immaginava con infinita sofferenza. Alla grazia di un testo garbato e lieve, denso di tanti rimandi letterari, fanno da contraltare le tavole suggestive, quasi evanescenti di Emanuela Orciari. Una lettura a tratti commovente, da non perdere. RueBallu non si smentisce, ancora una volta si conferma editore di grande raffinatezza. Dai 14 anni.

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