Felicità, una parola semplice
lunedì 5 luglio 2021

Dopo aver ripercorso e ritrovato il senso autentico dell’amicizia raccontandolo come un sentimento da condividere e un legame da cui lasciarsi prendere con l’albo illustrato “È una parola” (Kalandraka edizioni), Arianna Papini intraprende un’analoga operazione con Felicità è una parola semplice (Camelozampa; 16 euro). Come in ogni suo lavoro, anche in questo albo l’arte delicata di Arianna Papini riesce a tradurre in poesia, con poche parole e grandi illustrazioni dai colori tenui e pacati, il semplice sentire di un moto dell’animo che vale per i bambini non meno che per gli adulti.

E non è un caso che questa indagine sulla felicità arrivi dopo i mesi travagliati segnati dalla pandemia in cui tutti abbiamo sperimentato per contrasto l’infelicità per le perdite e i dolori che abbiamo dovuto accettare. E le tante rinunce, l’impossibilità di incontrarsi soprattutto, di abbracciarci e stare insieme. Eppure Arianna Papini ci suggerisce un altro sguardo, riportandoci a quei giorni, a certi attimi in cui abbiamo sperimentato anche la gioia per qualcosa di semplice ritrovato in noi e negli altri. Come per l’amicizia anche la felicità non è un grande traguardo da conquistare, un obiettivo ambizioso o eroico ma è fatta di attimi e di desideri che ci fanno stare bene. Da condividere. Felicità è un abbraccio da ricordare, segno di un affetto profondo che non teme la lontananza, un sorriso da indovinare dietro la mascherina che nasconde il viso, è la gioia di un altro, un viaggio da ricordare, un silenzio da ascoltare, il pensiero delle tante vicinanze che resistono alle distanze. Dai 5 ai 99 anni

Ci sono per tutti quei giorni un po’ così in cui non si sa bene perché, ma non si ha voglia di niente se non di crogiolarsi nella propria malinconia. E nulla e nessuno sembrano capaci di tirarci su.

Coniglietto è messo proprio così: oggi non gli va di fare un bel niente. Ha voglia la piccola Volpe, piena invece di entusiasmo, a cercare di coinvolgerlo con mille divertenti espedienti a giocare nel bosco. Niente da fare, Coniglietto ha la luna irrimediabilmente storta. E dire che Volpe – così lo raccontano le parole e le illustrazioni di Maria Gianola in questo tenerissimo albo per i più piccini - aveva immaginato Un giorno perfetto (Edizioni Gruppo Abele; 13 euro) per divertirsi un mondo con il suo amico… Ma in caso di broncio persistente c’è una sola cosa da fare. Gli amici veri lo sanno. Dai 3 anni

Tarzan è un pony di neppure un metro e mezzo di altezza, catapultato in pensione per almeno un anno nel maneggio degli Edelweiss, visto che il suo amico Noè si è trasferito con in genitori in Nuova Caledonia. Come ogni repentino cambiamento, ogni novità, anche questo trasloco porta con sé nostalgie e pregiudizi.

Intanto c’è l’irritante Gina, la ragazzina tutta moine che lo tratta come uno zuccherino. E poi ci sono la mancanza di libertà, la prigione dorata di box e recinti che al pony bruciano parecchio, e la compagnia di asini e cavalli di gran classe, assai fastidiosa per lui abituato alla solitudine. Insomma come si capisce fin da subito quello che in prima persona racconta lo stesso irascibile pony in Tarzan Musolungo (Terre Di Mezzo; 14 euro) il trasferimento ha tutti presupposti per essere un anno di sofferenza, di situazioni (ed escursioni) perfette da fargli saltare continuamente la mosca al naso. Peccato, perché dagli Edelweiss come compagno di avventure Tarzan è ricercato e apprezzato. Lo capirà? Pagine esilaranti di un’estate equina tribolata, da leggere e drammatizzare ad alta voce nelle lunghe giornate di vacanza. Dai 5 anni

In tanti hanno raccontato la storia antichissima della città di Hamelin e dei suoi bambini. Gli scrittori di favole, certi poeti amareggiati per essere disprezzati da un potere ostile, i cantastorie, persino gli storici hanno indagato, per altro senza mai dire una parola definitiva di verità, su quanto accadde di grave veramente. Quella del pifferaio magico resta una vicenda avvolta nel’oscurità di una fine tragica e nella leggenda, piena di simbologie mortifere. Ed ecco che a metterci le mani è Bruno Tognolini: insoddisfatto dei tanti truci finali ha deciso di raccontarla lui la leggenda di Hamelin, inventando una fine diversa dalle altre e aggiungendo dettagli che danno una imprevedibile svolta alla storia. È nato così Topo dopo topo, fin dal 2003 come un testo teatrale, in prosa e rime che ora l’editore Gallucci ha pubblicato con le illustrazioni in bianco e nero al tratto di Fabio Visintin (11,50 euro).

Città tranquilla, Hamelin, semplice, ordinata, metodica, dove tutto sta al suo posto e nulla sfugge a turbare la sua quiete. Gente teutonica, forzuta, sana e operosa. Che non sa sognare. Tutti tranne uno. Una. La giovane figlia del Borgomastro, la maestrina della città che ogni notte guarda la luna e le parla, sognando di andarsene via. Nella città operosa che accumula troppe cibarie però i topi vanno a nozze. Moltiplicandosi a dismisura. L’invasione è inarrestabile. Il resto è noto: il Borgomastro lancia un appello a chiunque sia in grado di liberare Hamelin dai topi, promettendo un’interessante ricompensa. Promessa non mantenuta, a lavoro fatto, che scatena la perfida vedetta del pifferaio scacciatopi. Ma qui Tognolini interviene energicamente con un finale a sorpresa e pieno di speranza in cui la mestrina ci metterà del suo. Non si può dire di più, salvo che, come suggerisce Bruno Tognolini, il futuro ha bisogno di poeti, di maestri e i bambini. Dagli 11 anni

A quale futuro vanno incontro i bambini superdotati? In che modo un quoziente intellettivo ai massimi livelli può condizionare la loro crescita? A quali rinunce dovranno sottomettersi? E dunque quanto può diventare insostenibile la vita di un fenomeno? Quella di Will, protagonista adolescente di La fisica degli abbracci - romanzo di grande profondità di Anna Vivarelli per l’editore uovonero (14 euro) - è un vero disastro. A quasi due anni Will, ultimo rampollo di una famiglia facoltosa, leggeva e scriveva in italiano e inglese, a nove è entrato a Cambridge, a undici si è laureato, sicché a dodici già teneva un corso di fisica delle particelle all’università.

Piazzato e dimenticato in un college di prestigio da due genitori scriteriati e anaffettivi, costretto a frequentare e a convivere con ragazzi dal cervello come il suo, sempre spiazzanti, Will è tanto precoce e straordinario nello studio Will quanto solo e infelice, emotivamente e psicologicamente problematico, pieno di fobie. Ossessionato dai contatti fisici, si è ritrovato a vivere come in una bolla invasa da numeri, formule e simboli, senza emozioni, impreparato a ogni aspetto della vita di relazione. Perciò a quattordici o poco più decide di darsi per morto e sparire. Per non togliere ai lettori il piacere di scoprire come evolverà la vita di Will basterà dire che il ragazzo, vagabondo e febbricitante, viene accolto da Dora, una generosa signora rumena, che lavora come badante. Una donna di mezza età, empatica, dotata di quella intelligenza del cuore che molto intuisce, molto comprende e molto dà. E che gli offre una semplice amicizia, di quelle capaci di lenire, se non di vincere, il male di vivere. Dai 14 anni

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