venerdì 8 maggio 2009
Qui, dopo tante meraviglie sull'affermazione di Benedetto XVI che «la libertà di coscienza conta più del Papa», «Chiesa e salvezza? Al centro è Cristo» (29/4)! Per "Il Foglio" (5/5) questo «elogio della coscienza» da parte del Papa «darà fastidio soprattutto nella Chiesa». Non capisco perché, salvo continuare a pensare la Chiesa in perpetua guerra tra progressisti dimentichi della tradizione e conservatori dimentichi dello Spirito «rovesciato» nella storia (Rom 5,5) che dalla Pentecoste spinge la Chiesa stessa nel presente e nel futuro. E giustamente sul tema Enzo Bianchi ("La Stampa", 3/5) ricorda: «Nessuna salvezza al di fuori di Gesù». Meraviglie? Cose nuove? Il 29/4 ricordavo san Paolo, san Tommaso e il grande Newman. Mi è stato chiesto un chiarimento su Paolo. Eccolo: testo fondamentale di Romani (2,12 e ss) su quanti non conoscono la Legge di Mosè, e neppure Gesù Cristo, allora chiamati «le genti». Si possono salvare? Certo: «Le genti, che non hanno la legge, ma fanno spontaneamente ciò che la legge richiede, anche se non la hanno sono legge a se stessi, e manifestano le opere della legge scritte nei loro cuori». E ciò " aggiunge subito Paolo " sarà manifesto «nel giudizio di Dio che avverrà attraverso Gesù Cristo secondo il mio evangelo». Dunque Dio salva in Cristo senza confini «ecclesiastici», salvo quelli in cui Cristo e Chiesa/Mistero sono cosa unica, che il Catechismo chiama «Corpo mistico». Salvezza universale, dunque, al di là delle nostre povere misure. Cosa importante: che dramma pensare che chi non conosce e riconosce esplicitamente Cristo e Chiesa sia automaticamente perduto!
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