sabato 11 aprile 2020

«In Principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta» (Gn 1,1). Così inizia il libro per eccellenza, il libro della nostra fede: la Bibbia. Si può immaginare che, secondo il racconto biblico, la terra fosse anche nel silenzio più totale; proprio come oggi in tante parti del mondo. Il confinamento e i distanziamenti sociali hanno creato un silenzio irreale, che aleggia sulla terra intera. Capita alla vigilia di Pasqua, nel Sabato Santo che per la tradizione è il giorno del grande silenzio, è il giorno senza liturgia. Anche la preghiera è come informe, sospesa tra la morte del Signore Gesù e un’attesa che potrebbe anche essere disattesa, come ci indicherà il racconto dei discepoli di Emmaus. Siamo nel giorno del silenzio, siamo nel silenzio del confinamento.
La famosa Omelia sul Sabato Santo (II secolo) si apre con queste parole: «Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi». Che sia davvero addormentato il Signore anche nelle tenebre di una pandemia che ci sta proiettando in altri tempi della storia dell’uomo? Il silenzio in cui viviamo è simile a quello del Sabato Santo: irreale, surreale, anormale. Molti mi dicono, e lo dico anch’io, che il periodo attuale è strano e bizzarro. Sì, anche questo silenzio lo è, perché avvolge le nostre vite in un alone di timore, forse quello stesso dell’inizio della creazione.
La tradizione ci insegna però che in quel silenzio così strano il Cristo scende agli inferi per trarre Adamo ed Eva dal sonno dei giusti, per liberare cioè coloro che erano ingiustamente condannati al sonno della morte. Quando vivevo a Istanbul, mi capitava di avere ospiti durante il Triduo pasquale e quante volte li ho accompagnati il Sabato Santo nella famosa basilica bizantina di San Salvatore in Chora. Qui un affresco nel catino absidale raffigura il gesto straordinariamente forte e al tempo stesso tenero di un Cristo che solleva Adamo ed Eva dal sonno di morte. Il gesto è di una rara potenza e bellezza. È la discesa agli inferi. Cristo tiene fermamente per le mani il primo uomo e la prima donna per farli uscire dal loro stordimento causato da un confinamento di una durata di qualche millennio. Nel silenzio della Creazione o nel silenzio del Sabato Santo, apparentemente irreale, avvengono cose indicibili. Anche nel nostro silenzio da confinamento, può sorgere un avvenimento, inatteso, straordinario come quello della risurrezione, di una ripresa inaspettata. È necessario però saperli guardare, questi eventi. Meglio ancora, è necessario saperli ascoltare in quella strana assenza di rumore, di frenesia, di agitazione. Allora da quel silenzio irreale risorgerà la gioia del silenzio delle donne al sepolcro vuoto.

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