Risate in tv, un passato che deve essere rivalutato
sabato 18 gennaio 2025
«È più facile far piangere che far ridere», diceva qualcuno. Forse Peppino De Filippo o forse Totò? A parte il dubbio su chi l’abbia pronunciata per primo, di certo la frase sostiene una verità, almeno nel caso della televisione. In effetti, di fronte ai reality o presunti tali, ma soprattutto al loro interno, si piange molto. Di contro, con i programmi d’intrattenimento si ride poco. Succede di rimanere delusi anche davanti a un campione della comicità come Zelig, lo show ideato da Gino&Michele e Giancarlo Bozzo nell’ormai lontano 1996 quando apparve in tv prendendo le mosse e il titolo dall’omonimo locale di Viale Monza a Milano per poi passare al tendone di Sesto San Giovanni, al Pala 3, infine al Teatro degli Arcimboldi e di conseguenza dalla seconda serata di Italia 1 alla prima di Canale 5 (dov’è tornato ora il mercoledì con tre nuovi appuntamenti). Può darsi che ci si aspetti troppo da questo programma, che come pochi altri vanta successo e longevità, ma a giudicare dalla puntata dell’esordio stagionale, mercoledì scorso, anche le attese minime sono andate deluse. Vale a dire che i vecchi comici hanno dato l’idea di vivere di rendita, anche quelli bravi come Maurizio Lastrico o Antonio Ornano, mentre tra i nuovi si sono distinti in pochi, forse su tutti il senegalese-bresciano Assane Diop con le sue battute sul razzismo che in Italia non ci sarebbe. Anche Claudio Bisio, il capocomico senza il quale Zelig non potrebbe esistere, eccede nel suo ruolo di conduttore e di spalla rimanendo in scena più del dovuto per interagire con i comici che si alternano sul palco, i quali, a loro volta, dimostrando una carenza di creatività soprattutto a livello di testi, ricorrono sempre più spesso alla parolaccia, quasi fosse un intercalare, riducendo così anche l’effetto di provocazione. Sarà anche per questo che Renzo Arbore, uno che di televisione se ne intende, ha deciso di proporre «le risate del passato che valgono nel presente e probabilmente nel futuro» con un programma essenziale di Rai Cultura dal titolo altrettanto essenziale, Come ridevamo, in onda il giovedì in seconda serata su Rai 2 con venti puntate e 120 sketch tratti in gran parte dagli stessi programmi del grande showman. Sulla scia di Appresso alla musica, anche questa volta in sodalizio con Gegè Telesforo e Ugo Porcelli, Arbore pesca nelle teche Rai e nel proprio archivio per mettere insieme una sorta di enciclopedia della comicità televisiva del secondo Novecento, offrendo così anche la possibilità di un confronto tra ieri e oggi. Alla fine di questa settimana si è riso più giovedì sera con la comicità surreale di Ric e Gian nello sketch sui tic (tratto da La domenica è un’altra cosa del 1970) o con Marisa Laurito aspirante attrice e lo stesso Arbore in versione suggeritore (Meno siamo, meglio stiamo, 2005), che non con l’intera puntata di Zelig la sera prima. © riproduzione riservata
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