Il mattatore Benigni, uomo solo nel vento e re della parola

Benigni racconta Pietro in un monologo essenziale a San Pietro: non innova nei contenuti, ma nel modo. Successo di pubblico e chiusura: le cose importanti “si incontrano”.
December 13, 2025
Il mattatore Benigni, uomo solo nel vento e re della parola
Come in passato con Il sogno e prima ancora con la Divina Commedia, i Dieci comandamenti, il Cantico dei Cantici, la Costituzione italiana e il Cantico delle creature, da un punto di vista strettamente televisivo anche Pietro - Un uomo nel vento (mercoledì su Rai 1 e ora su RaiPlay) è all’apparenza di una semplicità disarmante: una sola persona in scena, un palco disadorno senza quinte, una platea di pochi eletti disposti in semicerchio, inquadrature che si limitano ad alternare figura intera, mezzo busto, rari primi piani e carrellate sul pubblico. Se non fosse che quella persona conduce per due ore un monologo senza soste (e senza stacchi pubblicitari), con alle spalle un fondale naturale incredibile come l’abside e la cupola della Basilica di San Pietro viste da un’angolazione inedita per molti.
In più un drone che offre suggestive immagini dall’alto. Insomma, quella di Roberto Benigni rimane una tv di parola, coinvolgente, proposta con enfasi e varietà di linguaggio, che questa volta concede qualcosa di più alle immagini e si piega all’ufficialità della circostanza e all’ambientazione nei Giardini vaticani. In quanto ai contenuti, raccontando la storia del primo degli apostoli, l’attore e regista toscano non inventa niente di nuovo, rifacendosi ai Vangeli sinottici e in parte agli apocrifi. La novità sta come sempre nei modi del racconto, ovvero in quella capacità che ha Benigni di tradurre qualsiasi contenuto per renderlo accessibile e appetibile al grande pubblico. Il suo modo di fare televisione, semplice e innovativo nella sua semplicità, non ha niente a che vedere con il modo attuale di fare televisione.
Ed ha successo: quasi 4 milioni di telespettatori anche questa volta. Il che dimostra che si può fare televisione anche senza sfarzi o mirabolanti soluzioni tecniche. Certo non tutti davanti alle telecamere sono Benigni, non tutti hanno le sue doti affabulatorie e la sua memoria. A dargli man forte c’è poi la Rai (in questo caso in collaborazione con Stand by me e Vatican Media) che crea l’evento e di conseguenza l’attesa. Prova ne siano i messaggi promozionali partiti per tempo e quelli dell’ultimo minuto come il Tg1 della sera di mercoledì scorso in cui Benigni (che ha promosso anche il libro su Pietro uscito in contemporanea) si è addirittura sostituito alla conduttrice Emma D’Aquino, invocando il suo sogno infantile di fare «il “dicitore” del Tg1» con tanto di lapsus finale nel ringraziare Papa Francesco anziché Papa Leone che aveva incontrato pochi giorni prima.
In quanto alla domanda della conduttrice se il «piccolo diavolo» sia credente, il diretto interessato, un po’ alla Benedetto Croce, ha risposto «come si fa a non dirsi credenti», per poi comunicare un messaggio non da poco: «Le cose più importanti della vita non s’imparano e non s’insegnano: s’incontrano». E chi ha dimestichezza con il Vangelo lo sa.

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