L’amore è cieco, altre nozze show Ma la vera cecità è solo di certa tv
“L’amore è cieco” banalizza amore e matrimonio, mascherando da esperimento sociale un reality di puro spettacolo.

Ennesima banalizzazione del matrimonio e prima ancora dell’amore. Ci sarebbe poco altro da dire a proposito dell’ennesimo programma di unioni al buio o giù di lì, di format della serie Matrimonio a prima vista, Matrimonio a tutti i costi, Matrimonio a sorpresa in Italia, Quattro matrimoni in Italia, Il contadino cerca moglie, Primo appuntamento, 90 giorni per innamorarsi, Take me out, L’amore non ha età, Uomini e donne, Undressed, About love e chi più ne ha, più ne metta.
Questa volta parliamo di L’amore è cieco, versione italiana dello statunitense Love is blind, a disposizione su Netflix con i primi nove episodi in attesa del decimo in programma da domani. Ma se non bastasse, su Netflix ci sono anche tutti gli «amori ciechi» di questo mondo, nel vero senso della parola in quanto compaiono una dietro l’altra le versioni di Francia, Regno Unito, Svezia, Argentina, Messico, Giappone, Brasile… In tutte, quindi anche in quella nostrana prodotta da Banijay Italia, un gruppo di giovani uomini e di giovani donne cercano di conoscersi parlando senza potersi vedere all’interno di cosiddette «capsule» divise da una sorta di parete paravento.
Ogni uomo ha la possibilità di parlare con ognuna delle donne e viceversa. Dopo dieci giorni di colloqui al buio, i partecipanti possono scegliere qualcuno da sposare, ma potranno vederlo soltanto dopo aver deciso di convolare a nozze. Ma ci si può innamorare di una persona solo parlandoci senza vederla?
L’esperienza tra l’altro insegna che le persone di cui abbiamo sentito soltanto la voce quasi mai corrispondono all’idea che di loro ci siamo fatti. Ma questo sarebbe il meno. Qui si arriva al giorno delle nozze con tanto di abiti bianchi, bouquet, parenti, amici, location di lusso, ricchi buffet e al momento fatidico si può dire «sì», ma anche «no», magari rifugiandosi piangente nell’auto di lusso con il marchio ben in vista. Tutto questo, ancora una volta, si cerca di farlo passare per esperimento sociale. In realtà ci sono i soliti che pur di apparire in tv accettano di tutto, persino di sposare una persona che non hanno mai visto prima. In ogni caso per questi selezionati personaggi (il casting prima e il montaggio dopo sono fondamentali) il matrimonio è solo una cerimonia, tuttalpiù un’avventura frutto di uno pseudosentimento o di un’attrazione fatale, altro che amore. In ogni caso il 19 dicembre, come accennato, viene messo in rete l’ultimo episodio con la cosiddetta «reunion» in cui sapremo che fine hanno fatto le coppie. Cosa che a dire il vero ci interessa ben poco.
L’unica cosa che a questo punto ci interesserebbe è chiedere a Fabio Caressa e a Benedetta Parodi, felicemente sposati da venticinque anni, chi gliel’ha fatto fare di condurre, anche se si vedono abbastanza poco, questo fasullo reality show in cui ogni tanto sono obbligati a chiedere se l’amore è davvero cieco.
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