Su History il doc che svela Roma sito archeologico grazie alla metro
Roma sotterranea. Una metro nella storia racconta la Linea C come un cantiere dove archeologi e ingegneri trasformano i ritrovamenti in stazioni-museo. Emblema: Porta Metronia, con una caserma del II secolo reintegrata nella fermata.

Federico Fellini, nel film Roma del 1972, ambientava uno degli episodi all’interno della costruenda Linea A della metropolitana capitolina i cui lavori venivano continuamente interrotti dai ritrovamenti archeologici, compresa una zanna di mammut. Ma non solo: abbattendo un muro sotterraneo, operai e ingegneri penetravano in un ambiente decorato da splendide pitture di epoca romana, che al contatto con l’aria e la luce si sgretolavano in modo irreparabile. Dall’immaginario felliniano (che poi tanto immaginario non era) alla realtà (sia pure rappresentata) del documentario Roma sotterranea Una metro nella storia, in onda ieri in prima serata su History Channel e in streaming su Now, il passo non è breve, anche perché sono passati più di cinquant’anni e la Linea ora in costruzione e in parte già in funzione è la C, quella che attraversa il centro storico, collegando la periferia sudorientale a quella occidentale della città.
Tuttavia l’interrogativo può essere lo stesso. Come si conciliano le esigenze di una metropoli contemporanea con la sua storia? Può Roma vivere davvero nel presente come qualsiasi altra città o il suo passato è troppo ingombrante per permetterle di guardare al futuro? La risposta però è diversa. Nel caso di Fellini il passato moriva nel momento stesso in cui veniva ritrovato. Nel caso del documentario di History Channel reperti e strutture vengono ricollocati o resi visibili nelle nuove stazioni della metropolitana in quella che viene definita la «più importante avventura archeologica dell’era moderna», una «monumentale opera d’ingegneria». Ma al di là di una certa enfasi nella promozione del progetto, Roma sotterranea Una metro nella storia (prodotto da MyMax, società specializzata in documentari storici e scientifici e in filmati per la comunicazione di grandi aziende del mondo delle infrastrutture, scritto e diretto da Laurent Portes su soggetto di Massimo My e Bettina Hatami), oltre a documentare come la Città eterna ospiti in superficie il più grande museo a cielo aperto del mondo e sottoterra quello a cielo chiuso, racconta come ingegneri e archeologi, unendo le forze, abbiano dato vita (e stiano continuando a farlo) a stazioni della metropolitana che sono veri e propri musei, mostrando ancor prima cosa e come è stato scoperto.
Ad esempio il ritrovamento più inatteso, scavando presso la nuova stazione di Porta Metronia a nove metri di profondità, è stato quello di una grande caserma del secondo secolo con mosaici e affreschi distribuiti in trenta alloggi, più la domus del comandante dotata di atrio e fontana. Le strutture sono state rimosse per costruire la fermata, poi, dopo la scansione 3D di ogni singolo muro e il restauro e la catalogazione dei reperti, le murature e i pavimenti sono tornati alla loro originaria collocazione, facendo della stazione uno straordinario sito archeologico.
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