sabato 3 febbraio 2018
«De Gasperi merita il Pantheon»! Cosi Pietro Pepe (“Gazzetta del Mezzogiorno” 27/1, p. 12) in risonanza del contrasto sulla tomba del re d'Italia. De Gasperi: grande uomo di Stato e di fede, libero nella luce del Vangelo sempre, anche in momenti nei quali da uomini di Chiesa (fino ai vertici) fu non solo incompreso, ma punito e pubblicamente rimbrottato. Inizio anni 50, dopo l'impresa che salvò l'Italia dal rischio di finire nell'orbita allora voracissima della Russia stalinista, lui si oppose duramente a un miope disegno opposto, quando gli fu chiesto di appoggiare a Roma una giunta con i reduci del fascismo. E la richiesta avvenne anche a nome dello stesso Pio XII! Aveva servito la Chiesa e la libertà, lui, e la Chiesa lo aveva anche protetto dalle minacce del fascismo e dei nazisti occupanti a Roma. Disse il suo no determinante: fu apertamente rimproverato e punito. Pio XII non lo incontrò mai più. Umiliato, ma libero! Erano tempi duri per i profeti di un futuro in libertà della coscienza dei laici alle luci del Concilio. L'Azione Cattolica degli Arturo Paoli, Carlo Carretto e Mario Rossi fu condannata e sconfessata apertamente, con conseguenze che la Chiesa italiana ha pagato per decenni... De Gasperi dunque... Ma perché rimbalzi di memoria? Da bambino mi sono trovato a incontrarlo di sfuggita. Di fronte a Santa Maria delle Fornaci, in una via che oggi si chiama Via Alcide De Gasperi, nel suo stesso palazzo abitavano anche i miei zii Eusepi, Alberto e Antonietta con le loro tre figlie, Gabriella, Marisa e Liliana, e qualche volta sulla terrazza comune del palazzo mi capitò al pomeriggio di incontrare il babbo De Gasperi col suo cappello largo, che veniva a salutare le sue figliole che giocavano al tramonto del sole... Ricordo bello. E sarebbe anche bello portarne il sepolcro al Pantheon!
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