Ridere l'uno all'altro, la ricetta per le nostre discussioni in Rete
mercoledì 9 novembre 2016

Mentre, domenica scorsa, si parlava qui della bellezza dell'agire e dello scrivere, imperversava in Rete una storia così brutta – da qualunque parte la guardassi – che ho deciso di limitarmi a raccontarla per numeri. Insisteva sul “caso Cavalcoli“ (vedi la sintesi qui su “Avvenire”) il 15 per cento dei post che ho letto da venerdì a ieri, e posso ben dire che, tra le fonti che tengo sott'occhio, sono ben poche quelle che non se ne sono occupate. Aggiungo solo che ho dovuto aspettare i post più recenti per leggere le analisi più equilibrate. «Non commentare subito, attendi che la notizia sia confermata» e «non calpestare chi non la pensa come te» sono due dei suggerimenti proposti alcuni giorni fa dal blog collettivo “Valigia Blu” «per migliorare l'ambiente digitale in cui viviamo», e penso che valgano a maggior ragione per l'opinione pubblica ecclesiale.
Di bruttezza in bellezza, ecco una brevissima “parabola” (egli stesso la chiamerebbe così) appena postata sul suo blog proprio da uno degli osservatori che ha scelto di non occuparsi del caso Cavalcoli in prima persona, ovvero Luigi Accattoli. «Mohammed viene a casa per un lavoro adatto alle sue spalle ma al momento del pagamento dice: “No, io ho fatto questo dal cuore”. Anch'io ti do questo dal cuore, rispondo e mi appello alla Bibbia: “L'operaio ha diritto al suo compenso”. Replica: “Il Profeta dice che ha diritto a essere pagato prima che si asciughi il sudore sulla sua fronte”. Mohammed è sudatissimo e io concludo: “Prendi la busta prima che io ti dia un asciugamano”. Ridiamo l'uno all'altro». Ho molto da imparare da questo “padrone” cristiano che usa l'autorità della Bibbia per vincere la resistenza dell'“operaio” musulmano a farsi pagare, e da quest'ultimo che trova in quella del Profeta un appiglio per mutare atteggiamento. Ma più di tutto mi piace che il dialogo si concluda con i due che ridono «l'uno all'altro». Non è un modello per le nostre discussioni in Rete?

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