giovedì 3 novembre 2016
Fare della beneficenza nell'anonimato è un evento da sottolineare, ma neanche così straordinario. Invece compiere un gesto di carità concreta e mettere nero su bianco che «fare del bene è un po' un comportamento egoistico... perché quando si fa del bene agli altri prima di tutto si fa del bene a se stessi» non succede tutti i giorni di raccontarne. Questa frase era scritta in un foglietto che un imprenditore cesenate mi ha lasciato in redazione quando è venuto a dirmi della sua storia.
Il fatto è presto detto. C'è un vescovo in Uganda che ha bisogno di un trattore. La zona in cui opera è poverissima. C'è anche un missionario italiano, padre Tonino Pasolini, noto per aver fondato Radio pacis, pure lui di Cesena, che fa da tramite. La richiesta arriva al nostro amico che vuole mantenere il massimo riserbo. Quest'ultimo desidera trasmettermi un contenuto chiarissimo: «Questo trattore è stato donato da due coniugi cesenati, che non vogliono svelare il nome, in occasione delle loro nozze d'oro». Punto e stop, senza altri giri di parole. Solo la consegna della lettera al vescovo beneficiario. «Caro monsignore – si legge – ho fatto il bonifico per il progetto "trattore per Kotido". La cifra comprende anche 800 euro che ci sono stati regalati per il cinquantesimo di matrimonio dai nostri figli, nipoti, fratelli». Il messaggio è lampante: per questa occasione così importante per noi due sposi, desideriamo realizzare un'opera in favore di altri. E non vogliamo nulla per noi. Sì, perché lo sappiamo e lo abbiamo sperimentato: c'è molta più gioia nel dare che nel ricevere.
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