sabato 12 novembre 2005
Se involontaria, la comicità fa ridere di più. Ieri mattina a Radio Radicale una voce seria annunciava l'evento: "la prossima settimana il cardinale Ruini risponderà a Daniele Capezzone"". Ascolti e ti viene in mente la ranocchietta di Fedro che si gonfia fino a" crepare: non dal ridere. Sempre ieri ,nel genere c'è anche "Liberazione", che a p. 11 annuncia orgogliosa che "la storia dei marxismi continua più vivace e più fertile". Di quando? Forse qualcuno come don Ferrante ha la testa nelle stelle, e perciò eccolo ricordare che "oggi è necessario promuovere un ritorno a Marx, non mutilato di nessuna sua parte". Proprio di nessuna? Neppure del suo crudele antifemminismo, denunciato ormai da decenni p. es. da Adele Cambria in "Marx, la moglie e la fedele governante" e "In principio era Marx" (Ed. Sugarco)? E neppure del feroce antisemitismo della sua "Questione ebraica", che gli fece scrivere che "il denaro è il dio geloso di Israele, di fronte al quale ogni altro Dio scompare", e che "non appena la società riuscirà a sopprimere l'essenza empirica del giudaismo e il traffico delle sue condizioni l'ebreo diventerà impossibile"? Qui però la risata è meno allegra, e dà sul tragico" Per tornare a ridere basterà però leggere Roberto Brunelli in crisi di nervi sull'"Unità" (6/11 p.18) a proposito di Tv: "Fiction con i fanti, e basta con i santi"! Non ne può più di vedere storie di santi in Tv. Vuole quelle dei "fanti" e propone di suo, senza chiarire, quella di "Giuliano l'apostata". Ridi di gusto? Bene così. Altrimenti rischi di fare un bel serial su Giuliano Ferrara.
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