giovedì 25 febbraio 2021
È triste che la stampa si accorga delle persone buone, competenti e, perbacco, pure cristiane solo quando muoiono. Ma è bello che comunque se ne accorga. Luca Attanasio viene ricordato, a tratti, con parole indovinate e toccanti. Sicuramente non si sono consultati tra loro Franco Bechis ("Tempo") e Vittorio Sgarbi ("Giornale"), ma ambedue si comportano da commentatori encomiabili perché usano tutti i sensi, vista compresa. Entrambi sono folgorati dalla stessa immagine "forte" e "riservata" eppure pubblicata (che "Avvenire", come molte altre testate, ha preferito non diffondere). Bechis: «Un abbraccio come quello della Madonna della Pietà. Mentre il respiro stava volando via da Luca Attanasio (...), non era solo. Lo ha accompagnato quell'ultimo abbraccio, quella mano che stringeva la sua per tenerla in vita». Bechis fa sue le parole della moglie di Attanasio, Zaki: «Siamo di Dio e a lui ritorniamo». Ma ecco che cosa scrive Sgarbi. Luca, «un giovane uomo pallidissimo, come un Christus patiens, deposto tra le braccia di due congolesi (...). Ecco il senso profondo del cristianesimo, la forza di un Dio che sceglie di farsi uomo con il rischio di morire (...). Luca ha pagato per tutta l'umanità».
La fede non era estranea alla sua missione, anzi. E più d'uno se ne accorge. Sul "Messaggero" Camilla De Mori raccoglie la testimonianza del missionario saveriano Pierfrancesco Agostinis: «Luca era un uomo che ce la metteva tutta per fare del bene e amava questo Paese come noi missionari, forse di più». Titola il "Corriere": «Dall'oratorio di Limbiate al mondo». Esemplare Alberto Mattioli sulla "Stampa": «Attanasio era l'espressione del cattolicesimo lombardo più tipico, fede e opere, l'oratorio come base, il volontariato come missione, concretezza e voglia di aprirsi al mondo». Il "Manifesto" dedica ad Attanasio la copertina: «La sua Africa». Ma all'ambasciatore Marco Boccitto riserva appena poche righe in coda: «Paga la sua sensibilità umanitaria fuori del comune». Sulla fede, che ha contribuito a farlo diventare quel che era, non una parola.
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