venerdì 29 giugno 2012
“Repubblica" (16/6) lancio squillante in prima pagina e mezza p. 23 da Londra: «Il mistero del Battista nelle ossa di 2mila anni fa». Enrico Franceschini informa serio: «due anni or sono un gruppo di archeologi trova sei piccole ossa… in Bulgaria». Non basta: «le ossa sono dentro un sarcofago… con un'iscrizione in greco antico». Che su un sarcofago il greco sia "antico" non pare una notizia, ma nell'iscrizione c'è «un riferimento a Giovanni Battista» e l'annuncio è che gli archeologi trovatori «non hanno dubbi: le ossa appartengono a Giovanni Battista»! Vai a capire perché… Ovviamente seguono discussioni pro e contro e, ovvio, «analisi col carbonio» da cui «salta fuori (sic!) che le ossa risalgono al primo secolo». Avanti: «…in Bulgaria l'eccitazione sale alle stelle». Anche in qualche redazione, però, ed ecco l'annuncio di "Repubblica": «Ecco un caso in cui la scettica scienza contribuisce ad alimentare la fede, commenta il Times di Londra». La scettica scienza s'inchina? Non sia mai! E subito ecco un articolo al bromuro, calmante: «Ipotesi suggestiva, ma indimostrabile, la scienza non dà verità sulle reliquie». Ma l'eccitazione è anche altrove, e sul "Giornale" (p. 19) un titolone squillante: «La mano che battezzò Gesù prende a schiaffi gli scettici»! Luca Doninelli con 200 righe annuncia che «Ora è la scienza a incrinare i pregiudizi di chi snobba la fede popolare». Paginate bipolari… Che dire? Stesso giorno qui, su "Avvenire" (p. 27, taglio basso) non c'è bisogno di calmanti: 34 righe su un colonnino: «Archeologia: quelle ossa sono di Giovanni Battista?». Tutto qui, interrogativo, senza meraviglie, senza squilli: la realtà di fatti e circostanze. La fede si alimenta altrove, senza goffe eccitazioni, un po' comiche.
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