domenica 6 febbraio 2011
A proposito dello «sfrontato viavai di fanciulle nelle residenze private del capo del governo» (Libero, mercoledì 2), il direttore dell'Unità, Concita De Gregorio, aveva scritto (19 febbraio) un fondo in cui giustamente ricordava: «Esistono anche altre donne. Per esempio San Suu Kyi [...] È dunque a tutte le altre donne che mi rivolgo [...] Dove siete, ragazze, madri, nonne, figlie, nipoti? Di destra o di sinistra che siate, povere o ricche, del Nord o del Sud, donne figlie di un tempo che altre donne prima di voi hanno reso ricco di possibilità, uguale e libero?» Si rivolgeva a quelle che si dichiarano «non disponibili». Ne è seguita una raccolta di firme di adesione: «75mila», scrive l'Unità (venerdì 4), tutte pubblicate ieri. Depurato della virulenza politica contro la persona del premier, quel fondo era una rivendicazione della dignità della donna. Non appaiono di questo tipo due editoriali di Piero Ostellino sul Corriere della sera (19 e 20 gennaio), in cui, sia pure per affermare, ma a modo suo, la dignità femminile, l'Autore rivendicava il diritto della donna a «essere libera di usare il proprio corpo come crede " "l'utero è mio e me lo gestisco io"» " rispon-
dendo solo alla propria coscienza, senza per questo essere marchiata come una ...». Ciò che manca alla rivolta dell'Unità è la consapevolezza di quanto i media hanno contribuito a spogliare (alla lettera) la donna della sua dignità, difendendo come progresso, libertà e democrazia l'esposizione televisiva, cinematogra-
fica e pubblicitaria del corpo femminile per fare audience ossia soldi. Per stare all'attualità, venerdì scorso, la figura nuda in "Ultimo Tango a Parigi" di Maria Schneider, morta " a quanto pare " anche con il tormento di esserne stata protago-
nista insieme con Marlon Brando.

Dio non è morto
«Dio è morto»: questa celebre frase di Nietszche, che non è certo da prendere alla lettera, è usata da taluni per sostenere l'ateismo. Francesco Guccini ne fece il titolo di una canzone che, invece, si concludeva così: «Noi tutti ormai sappiamo / che se Dio muore è per tre giorni e poi risorge [...] In ciò che crediamo [...] nel mondo che faremo Dio è risorto». Da un certo tempo l'Unità usa quella frase come caratterizzazione di una serie di editoriali. Nel più recente (domenica 30) Andrea Satta, anche lui cantautore, racconta un episodio della vita di suo padre, Gavino, durante l'occupazione italiana della Grecia: un capo partigiano che continuamente attaccava il suo distaccamento, gli chiese un giorno di poter attraversare il bosco da lui controllato per andare dalla madre moribonda. Gavino accettò e lo accompagnò personalmente nonostante il rischio di un'imboscata. Che non ci fu. Un gesto di pace e di amore del prossi-
mo, anzi del nemico. Dio è vivo, ma c'è chi non sa quello che scrive.

Adulterio legale
Il Messaggero e altri giornali (venerdì 4) narrano di un ricorso alla Corte Costituzionale contro la Legge 40, che vieta la fecondazione eterologa. Motivazione: «Nega alle coppie il diritto inviolabile della persona alla famiglia e alla piena realizzazione della vita privata». Speriamo che sia un errore del cronista, perché la famiglia e la vita privata sono l'opposto della invasione di un terzo nel regno della massima intimità e responsabilità di due sposi. Un "adulterio del consenziente".
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