Quel 38% di persone che online evita le notizie
venerdì 17 giugno 2022
Il Digital News Report del Reuters Institute for the Study of Journalism è uno strumento prezioso per capire lo stato dell'informazione, digitale e non. La ricerca è stata condotta dalla società YouGov utilizzando un questionario online a fine gennaio/inizio febbraio 2022 e dunque prima che scoppiasse la guerra in Ucraina (ad aprile ne è stato fatto un secondo, sul tema informazione e guerra, solo in 5 Nazioni, Italia esclusa). Come spiega la nota metodologica «i risultati vanno intesi come rappresentativi della popolazione online».
Il dato più importante che emerge è la forte crescita a livello mondiale del numero di persone che si dice non interessata alle notizie o che le evita appositamente: la quota mondiale è del 38%. Quasi quattro persone su dieci. Il Paese messo peggio in questo senso è il Brasile con il 54% di chi fugge dalle notizie (percentuale raddoppiata dal 2017), seguito dal 46% in Gran Bretagna (anche qui il doppio dal 2017), America (42%), Irlanda e Australia (entrambe al 41%), Francia (36%) e Spagna (35%). In Italia la percentuale di chi evita le notizie è pari al 34%. Tra i motivi della fuga (per il 29%) c'è l'«infodemia», cioè – come spiega la Treccani – «la quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili». Ma non è l'unico. A livello mondiale il 43% degli intervistati si dice stanco per le troppe notizie dedicate alla politica e al Covid19. Una percentuale pari al 29% afferma invece di evitarle perché «non ci si può fidare dei media». Oltre un terzo (36%) afferma invece che fugge dalle notizie perché «sono deprimenti». Solo il 14% del campione sostiene di non avere abbastanza tempo per informarsi. C'è infine un dato piccolo ma che fa riflettere: per l'8% delle persone a livello globale e per il 6% degli italiani il motivo della fuga dalle notizie è «perché sono troppo difficili da capire».
Un altro punto importante riguarda la fiducia nel mondo dell'informazione. Se all'inizio della pandemia tutti i siti di news e i programmi tv di informazione hanno registrato un'impennata di traffico e di ascolti, oggi in 21 dei 46 Paesi analizzati siamo al punto più basso di fiducia nei media. Se la Finlandia rimane la nazione con i più alti livelli di fiducia nei mezzi di informazione (69%) – quattro punti in più rispetto allo scorso anno e 13 punti rispetto al 2020 – all'altro estremo della scala ci sono gli Stati Uniti dove la percentuale è scesa al 26%. Anche in gran parte dell'Europa è calata: in Romania (-9%), Croazia (-7%), Polonia (-6%), Austria (-5%), Grecia (-5%) e Spagna (-4%). Per quanto riguarda l'Italia la fiducia nei media è scesa in un anno del 5%. Non solo: secondo il Rapporto, l'87% degli italiani ritiene che i media siano troppo condizionati dalla politica e l'85% dalle aziende. Altro dato interessante: se in Norvegia ben il 41% delle persone paga per informarsi online, la percentuale scende negli Stati Uniti al 19% e in Italia si assesta al 12%. Il 36% degli italiani condivide notizie tramite social, mail e app di messaggistica come WhatsApp, mentre il 29% ha ascoltato almeno un podcast nell'ultimo mese. Infine: in tutti i Paesi analizzati l'età media di chi paga per le news è di 47 anni, mancano quindi i giovani. Chiudiamo con una buona notizia, almeno per noi. Nonostante si registri un incremento generale del consumo di video digitali, in Italia il 60% delle persone si informa ancora soprattutto attraverso gli articoli.
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