sabato 23 dicembre 2017
Prima il Belgio nel 2010, poi la Spagna nel 2015, quindi l'Olanda nel 2017. Ed è facile scommettere che la lista si allungherà presto: il nuovo "fenomeno" dei Paesi senza Governo (per un periodo rilevante) sta diventando una costante nella Vecchia Europa, alle prese con una crisi radicale dei partiti e della rappresentanza politica, nonché in molti casi con una debolezza oggettiva delle regole elettorali. Ciò che però non smette di sorprendere è la reazione dell'economia, che in tutti e tre i casi citati ha fatto registrare performance molto positive: nessun horror vacui, nessuna fuga dei capitali, nessun collasso dei consumi, ma al contrario tassi di crescita importanti e in accelerazione, felicemente inseriti all'interno di un generale miglioramento degli indicatori macroeconomici. Se la base statistica non fosse esigua, la conclusione sarebbe chiara: l'assenza di un Governo libera energie positive in ambito economico e non sembra produrre effetti collaterali rilevanti.
Il tema non è ozioso, evidentemente, né sul piano teorico né su quello pratico. Dal punto di vista dell'analisi, il "fenomeno" dei Paesi senza Governo potrebbe rivelare in realtà che nelle società europee si sta creando un divario incolmabile - in termini di velocità decisionale, di qualità dell'azione e addirittura di direzione di marcia - tra una politica generalmente incapace di produrre politiche efficaci e tragicamente svuotata di visione e di leadership, e un'economia globalizzata che si è resa sostanzialmente autonoma dal potere politico nazionale, capace oggi di adottare decisioni a una velocità e con una complessità non più governabili dalle istituzioni rappresentative. Se così fosse, salterebbe in aria il paradigma della democrazia rappresentativa di stampo liberal-democratico. Con effetti imprevedibili sul futuro prossimo delle nostre società.
Sul piano operativo, il prossimo (e più importante) banco di prova rischia di essere il nostro Paese. Non a caso il "piano B", ovvero la permanenza in carica (in una sorta di prorogatio sine die) del Governo Gentiloni, è la rete di salvezza cui le stesse forze politiche si richiamano ormai apertamente. Nella consapevolezza che a un Governo senza mandato popolare, che fondi le sue radici su una campagna elettorale non decisiva, non si potrà chiedere di fare riforme profonde, ma solo un'ordinaria e ordinata amministrazione. Quasi a dire: in fondo, nello scenario attuale il Governo di un Paese europeo non può fare molto più di questo. Anzi, qualora provasse a farlo rischierebbe di provocare più danni che vantaggi ai suoi cittadini.

Naturalmente quello che ho delineato è soltanto un incubo, per chi crede nella forza e nella bellezza della democrazia. Ma per evitare che si trasformi in realtà, serve un "salto di credibilità" della classe politica. Chiamata a dimostrare ai cittadini, forse per la prima volta nella storia contemporanea, la sua reale utilità.
@FFDelzio
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