venerdì 5 novembre 2010
Sabato sera, dopo Milan-Juventus, Silvio Berlusconi ha fatto un passaggio nello spogliatoio dei bianconeri per congratularsi con i vincitori dell'attesa sfida e per l'occasione ha rivolto a Del Piero - uomo chiave del match - un complimento particolare: «Sapendo che è in scadenza di contratto gli ho detto che mi sarebbe piaciuto averlo al Milan».
Non mi è ancora noto con quale elogio il Cavaliere abbia salutato la straordinaria performance di Pippo Inzaghi contro il Real Madrid e tuttavia la memoria mi ha riportato in evidenza una delle più felici coppie del calcio italiano. Son passati molti anni ma la longevità atletica e la straordinaria bravura dei due campioni (36 anni lo juventino, 37 il milanista) li tiene costantemente in prima pagina. Come ai miei tempi, quando li vidi esordire. Alex Del Piero e Pippo Inzaghi li ho conosciuti bene, fin dalle prime battute della loro fantastica carriera: il primo ha esordito in A nel '93 con la maglia della Juve, ultima felice conquista di Giampiero Boniperti; il secondo indossava la maglia del Parma quando fece il suo ingresso nel gran mondo, nel 1995. Una volta riuniti in maglia bianconera, nel 1997, giocarono insieme quattro anni dilettando il popolo juventino fin dall'inizio con la conquista di uno scudetto. Segnavano gol a grappoli e gareggiavano in popolarità: un giorno li accomunai in un titolo del "Guerin Sportivo", "Viva Del Pippo", esaltante lo stato di grazia dei due ragazzi che tuttavia fuori del campo non si frequentavano. Gelosia - mi dicevano - e incompatibilità di carattere. Per fortuna - dicevo io scherzando -: se fossero anche amiconi gli avversari non avrebbero più speranze.
Ma in realtà quei cattivi pensieri furono l'inizio della fine: un bisticcio su chi dovesse calciare un rigore - se ben ricordo in maglia azzurra - finì per separarli del tutto. Del Piero restò solitario Principe juventino e il suo prestigio nel tempo è stato messo in discussione in termini perentori soltanto da Fabio Capello che, destinandolo spesso alla panchina, gli ha democraticamente allungato la vita sportiva. Inzaghi s'accasò in un club che lo ha molto amato sottoponendolo tuttavia nel contempo a continui esami, tant'è vero che uno dei più grandi bomber del Milan e d'Europa figura ormai da diverse stagioni come occupante della pur nobile panchina rossonera, dopo aver visto arrivare a Milanello molti strapagatissimi quanto inutili concorrenti brasiliani, olandesi e italiani destinati a rimpiazzarlo: ma solo nella fantasia dello staff tecnico che alla fine è costretto a rivolgersi a lui come alla Madunina per realizzare miracoli tipo la doppietta inflitta al Real di Mourinho, quest'ultimo - quasi a sottolineare l'incoerenza dei dirigenti milanisti - ha incassato sportivamente i due gol e ha abbracciato Inzaghi con uno slancio più caloroso e sincero del pur complimentoso saluto di Berlusconi a Del Piero.
A distanza di un decennio, ricordo che fui contrario alla separazione dei due straordinari calciatori che si sono rivelati anche uomini di qualità: con i gol molto italiani di Del Piero - e quelli particolarmente europei di Inzaghi - la Juventus avrebbe avuto miglior sorte nel torneo continentale. Forse è troppo tardi, ma varrebbe comunque la pena rivedere Alex e Pippo insieme. Berlusconi, come sempre calcisticamente illuminato, ha fatto la prima mossa.
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