domenica 1 maggio 2011
A 33 anni dalla legge 194, che l'ha codificata, il professor Carlo Flamigni scopre ora (l'Unità, 26 aprile) l'«antilingua», fatta " lui dice " di parole cui si «deve ricorrere per poter mentire senza essere contraddetto». Noi le chiamiamo «parole dette per non dire quello che si ha paura di dire». Per esempio: Ivg, contraccezione di emergenza, prodotto del concepimento... Flamigni, però, ha preso un boomerang: le sue osserva-zioni hanno per titolo "Testamen-to biologico", che lui propugna, ma che è pura antilingua: testamento, infatti, è l'«atto con cui alcuno dispone per quando avrà cessato di vivere»; e biologico indica riferimento alla «scienza che studia i fenomeni della vita e le leggi che li governano» (Palazzi). Che c'entrano con la volontà di essere lasciato o fatto morire, che vale per quando si è ancora in vita? Di questa sua antilingua e dalla Legge 40 cita, per esempio: «Eterologo [che] in biologia significa frutto della relazione tra soggetti di due specie diverse». Posso condividere, a patto che lo si modifichi in "adulterologo". E poi «Infertile [che] non significa sterilità, ma incapacità di produrre una progenie sana» e invece è il contrario di fertile, fecondo, fruttuoso (De Mauro). E ancora: «Gravidanza [che] inizia quando è terminato l'impianto dell'embrione, definizione dell'Oms» e che, invece tutti i dizionari linguistici e medici dicono che comincia con il concepimento. Come si sa, l'Oms riconosce i "diritti" di aborto, alla salute riproduttiva e le relative pratiche e fa ciò che le pare, però " lo scrive proprio Flamigni ": «Embrione non significa niente se non si precisa: oociti attivati, ootidi, zigoti, morule, blastocisti, gastrule e così via». Considerazione finale: «Non sono mai stato molto impressionato della competenza scientifica dei teologi». E io di quella etica di certi scienziati.

L'AUTOCONCEPITO
Il professor Paolo Flores d'Arcais, che si dichiara «ateo», ritiene di avere i requisiti per far parte della Sacra Congregazione per le Cause dei Santi, magari per svolgervi le funzioni dell'advocatus diaboli, vale a dire del promotor fidei, colui che solleva dubbi sulla santità del candidato. Pone, infatti (L'Espresso, 5 maggio), l'interrogativo: «Wojtyla fu davvero un santo?» Risposta: no, era «un grande oscurantista», perché «il suo pontificato si svolge all'insegna di una ininterrotta crociata contro la modernità nata dall'illuminismo, di una coerentissima "guerra santa" contro la pretesa dell'uomo all'autonomia, alla quale far risalire le colpe dei due totalitarismi dello scorso secolo. Hume e Voltaire responsabili dei gulag e dei lager, insomma!». Papa Wojtyla è anche colpevole di aver condannato l'aborto, con il seguito di tutte le altre scontate accuse. Flores d'Arcais ha centrato l'obiettivo, ma sbagliando ruolo: elencare i meriti è compito del postulatore. Il fatto è che lui è anche un sostenitore dell'«uomo moderno, autonomo, che vuole darsi da sé la legge». Pretesa giusta se l'uomo fosse principio e causa di se stesso. Temo che il professore creda di essersi autoconcepito.
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