venerdì 25 febbraio 2022
Grazie all'Adelphi (che ogni tanto sorprende per le sue scelte controcorrente, anche rispetto alle proprie tradizioni) non è oggi una dimenticata, in Italia, la scrittrice francese d'origine veneta Inès Cagnati, autrice di Génie la matta, di cui ha parlato su queste pagine Lisa Ginzburg. Era figlia di migranti contadini e il mondo contadino lo conosceva bene (nel dizionario della letteratura francese del '900 di Larousse, dove ci sono proprio tutti, il suo nome però non compare...). C'è tutto un filone della letteratura (e del cinema francese) che ha raccontato una provincia turbolenta, e spesso miserrima, da Balzac (L'albergo rosso, da cui un film di Autant-Lara con Fernandel, un racconto che ispirò forse a Camus Il malinteso) a Houellebecq, da Becker (Goupi Mains-Roges, che in Italia divenne La casa degli incubi) a Clément (Giochi proibiti), e ha avuto storie più che vere, terribili e celeberrime come “il caso Dominici”, l'avido contadino che ammazzò per derubarla un'intera famiglia di turisti inglesi. La prima impressione, pensando al mondo italiano, è che nella piccola proprietà contadina e nel bracciantato dei feudi che si è sofferto di più. Basta rileggere, sulla prima, Paesi tuoi di Pavese, e sulla seconda certe storie di vita raccolte da Danilo Dolci o certe “lettere pugliesi” di Tommaso Fiore. Mentre la mezzadria (almeno quella che io ho conosciuto, dell'Italia centrale) era un sistema che preservava un tanto di umano, di minime sicurezze che allontanavano le tragedie del bisogno. Alle quali ci riporta invece Génie la matta, su una figlia che ama di un amore assoluto una madre emarginata per avere avuto una figlia non essendo sposata. Ogni piccola città e ogni villaggio hanno visto storie del genere. E in molti ambienti e paesi sono ancora storie di oggi, come la cronaca spesso ci ricorda. Ed è poi vero che la mezzadria sia sempre stata un sistema migliore? C'erano pur sempre i padroni, e solo nel secondo dopoguerra, dopo lotte accanite, e grazie al “lodo De Gasperi” e alla “legge Sullo”, e se De Gasperi era democristiano, Sullo era comunista, le cose cominciarono a cambiare. Ho riletto di recente certi racconti dell'Ottocento riscoprendo uno che solo in qualche accademia è ancora scrutato, Emilio De Marchi, e il suo racconto migliore, Carliseppe della Coronata, affronta ingiustizie puramente e pesantemente economiche, anche nella civilissima Lombardia che di Cattaneo, di Beccaria, di Manzoni...
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