Procida, l'isola di Arturo nell'archivio del Touring
lunedì 15 febbraio 2021

Procida, isola della provincia di Napoli con 10mila abitanti, è stata scelta come Capitale italiana della cultura 2022. La prima volta che il riconoscimento del Mibact va a un borgo e non a un capoluogo di provincia o regione, anche se – certamente – non è un borgo qualunque. Questo pezzo di terra in mezzo al mare ha una storia antica e ha storie interessanti da raccontare, scenario di celebri film come Il postino di Massimo Troisi e di pagine di grande letteratura, come L’isola di Arturo di Elsa Morante, premio Strega nel 1957. La giuria presieduta da Stefano Baia Curioni, ha premiato il progetto “Procida, la cultura non isola”, perché – fra le altre cose – può «rappresentare un modello per i processi sostenibili di sviluppo a base culturale delle realtà isolane e costiere del Paese» ed è «capace di trasmettere un messaggio poetico, una visione della cultura che dalla piccola realtà dell'isola si estende come un augurio per tutti noi, al Paese nei mesi che ci attendono». Un «luogo di esplorazione, sperimentazione e conoscenza, modello delle culture e metafora dell’uomo contemporaneo». Come si può leggere sul sito procida2022.com, per il prossimo anno sono in programma 44 progetti culturali, 330 giorni di programmazione, 240 artisti, 40 opere originali, 8 spazi culturali rigenerati. In attesa di «esplorare, sperimentare e conoscere» dal vivo le interessanti iniziative che saranno messe in campo, ne parliamo in questa pagina per una foto emersa dallo scrigno di 700mila documenti, stampe fotografiche, cartoline, carte geografiche e pubblicazioni dell’Archivio del Touring Club Italiano, che grazie a un importante progetto di digitalizzazione si può consultare in parte online sul sito www.digitouring.it. Viaggiando virtualmente, nello spazio e nel tempo, per il nostro Paese, ecco una immagine di Procida in bianco e nero, del 1950 circa, pubblicata nel volume Napoli e il suo golfo della seconda serie di Attraverso l’Italia, la collana fotografica che - distribuita ai soci in centinaia di migliaia di copie nel corso del 900 - ha contribuito in misura rilevante alla costruzione di un immaginario Italia, tra paesaggio, arte, città e paesi. La visione variopinta che caratterizza l’isola e che conosciamo nelle tantissime immagini che sono circolate nella rete e sui media, filtrate, instagrammate, photoshoppate, qui appare in un inedito bianco e nero, con le sfumature delle scale di grigio, ma non certo con meno potenza comunicativa. Anzi.

Una immagine di Procida, 1950 circa, pubblicata nel volume “Napoli e il suo golfo' della seconda serie di “Attraverso l’Italia” del Touring Club Italiano

Una immagine di Procida, 1950 circa, pubblicata nel volume “Napoli e il suo golfo" della seconda serie di “Attraverso l’Italia” del Touring Club Italiano - Bruno Stefani

La didascalia che l’accompagnava era questa: «Il pittoresco e scenografico borgo si stringe con le sue tipiche case a terrazzi e scale intorno alla monumentale cupola del Santuario di S. Maria delle Grazie, nel quale furono sepolti i dodici procidani giustiziati nel 1799 quando il commodoro Trowbridge, per ordine di Nelson, ristabilì nell’isola il governo borbonico dichiarato decaduto dai popolani che avevano innalzato l’albero della libertà». La bellezza e la storia, in questa immagine scattata da Bruno Stefani. Un altro tassello di questo “viaggio”. Perché l’autore (Forlì 1901 – Milano 1978) fu un grandissimo fotografo, attivo fra anni Venti e anni Cinquanta: fra i fondatori del Circolo fotografico milanese, dal 1931 e per oltre trent’anni collaborò con il Touring Club Italiano raccontando il Paese con la sua Leica – fra i primissimi ad usarla in Italia. Fra il 1938-1940 si recò – sempre per il Touring – anche in Africa, Grecia, Egitto e Turchia. La fotografia di viaggio, ma anche industriale: con lo studio di Antonio Boggeri - che, dopo la straordinaria esperienza del Bauhaus diventerà uno dei più importanti studi di grafica, fotografia e design - Stefani prese parte alla realizzazione delle campagne pubblicitarie di Olivetti, Dalmine e Pirelli. Interrotta la sua attività negli anni Sessanta, nel 1976 donò l’archivio privato al Centro studi e archivio della comunicazione (Csac) dell'Università di Parma, ma parte dei suoi lavori si trovano ovviamente al Toruring Club, e anche alla Fondazione Dalmine e all’archivio storico dell’Eni.

Sono le sorprese che può restituire «il leggendario Archivio fotografico del Touring Club Italiano, forse la collezione più mirabile delle bellezze d’Italia», come lo ha definito nel libro Appia, Paolo Rumiz. E a ragione. Dal 2014, fra l'altro, grazie al sostegno di Fondazione Cariplo, il Centro Documentazione del Touring ha avviato una sistematica attività di digitalizzazione e catalogazione di parte della collezione, con un’attenzione particolare alle stampe fotografiche: sono al momento consultabili online 10328 fotografie, tra le quali anche quelle tutte quelle utilizzate per l’illustrazione dei volumi dedicati alla Campania, alla Puglia, alla Basilicata e alla Calabria della collana storica TCI Attraverso l’Italia. Ed è qui che abbiamo riscoperto la foto di Stefani di Procida. Negli stessi anni in cui l’Arturo della Morante la vedeva così: «Su per le colline verso la campagna, la mia isola ha straducce solitarie chiuse fra muri antichi, oltre i quali si stendono frutteti e vigneti che sembrano giardini imperiali. Ha varie spiagge dalla sabbia chiara e delicata, e altre rive più piccole, coperte di ciottoli e conchiglie, e nascoste fra grandi scogliere». Una meraviglia “snobbata” dal turismo di massa. «Nel nostro porto non attraccano quasi mai delle imbarcazioni eleganti, da sport o da crociera, che popolano sempre in gran numero gli altri porti dell’arcipelago. (…) Mai, neppure nella buona stagione, le nostre spiagge solitarie conoscono il chiasso dei bagnanti». Procida è dominata dal Castello che «si leva sulla collina più alta» e per questo «sembra una fortezza in mezzo al mare». «Da circa duecento anni, il castello è adibito a penitenziario: uno dei più vasti, credo, di tutta la nazione. Per molta gente, che vive lontano, il nome della mia isola significa il nome d’un carcere». L’isola del carcere, ora è capitale della Cultura. Quella cultura che «non isola».

Una foto e 935 parole.

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