Prezzi, pesa il «fattore clima»
sabato 4 agosto 2012
A luglio i prezzi dei prodotti agricoli sono diminuiti, ma su base annua le quotazioni sono, invece, cresciute per la prima volta dopo sei mesi. È il segno della complessità dei mercati agroalimentari, stretti fra gli effetti della crisi che si fanno sentire ancora tutti, le speculazioni a livello internazionale e le previsioni altalenanti dovute anche al clima (pesantemente avverso tanto da far scattare la richiesta di dichiarazione di "stato di calamità"). La sintesi delle ultime settimane è fornita dall'Ismea. In luglio, dunque, è stata osservata una battuta d'arresto per i prezzi agricoli, in calo dell'1,7% su base mensile. «La dinamica congiunturale – dice l'istituto – che ha trascinato l'indice Ismea a 127,1 da 129,4 di giugno, riflette una riduzione del 3,5% dei prezzi dei prodotti vegetali, compensata, anche se solo parzialmente, da un aumento dello 0,5% delle produzioni zootecniche». Situazione inversa su base annua. In luglio (per la prima volta da sei mesi, appunto) si è assistito ad una «ribaltamento in positivo della dinamica tendenziale» dei prezzi: rispetto ad un anno fa, le quotazioni sono cresciute del 2,2%, contro il meno 0,6% di giugno. Se si confronta la situazione di dodici mesi fa, dice l'Ismea, «rincarano in media del 4,1% i prezzi delle coltivazioni, trainati soprattutto da frutta, soia, ortaggi e vini. Ferme le produzioni zootecniche (+0,1%), con i rincari di bestiame vivo e uova (+9,3%) annullati di fatto dai ribassi dei lattiero-caseari (-9,7%)».Ma che cos'è accaduto nelle ultime settimane? Il dettaglio fornito dall'Ismea alza il velo sulle dinamiche dei singoli settori. Prima di tutto, c'è stato quello che i tecnici chiamano «fisiologico assestamento al ribasso dei prezzi della frutta fresca»: una stangata che ha abbattuto del 24,5% i prezzi rispetto ai valori di giugno (il riferimento in particolare è a pesche, nettarine e albicocche). Ma in frenata sono anche le quotazioni degli ortaggi (-1,6%), mentre recuperano il 9,5% i cereali, trainati dai forti rincari del granoturco (+18,1%). In questo caso, si è sentito tutto l'effetto degli abbattimenti di produzione dovuti al clima avverso in Italia come nelle altre grandi aree di produzione. È la stessa causa che ha fatto risalire anche i prezzi dei semi oleosi (la soia in particolare ha spuntato un +7,3%). In recupero anche gli oli di oliva (+2,5% su giugno), mentre restano grosso modo invariati i prezzi alla produzione dei vini (-0,1%). Fermo il mercato dei prodotti zootecnici. Ismea, infatti, non ha registrato, in generale, movimenti particolari per i lattiero-caseari, mentre spuntano oltre l'8% i suini e l'1% gli avicoli (il bestiame bovino al contrario ha perso lo -0,9%). Ma, al di là dell'andamento dei mercati, è il fattore clima ciò che preoccupa gli agricoltori. Tanto da far chiedere, come si è detto sopra, lo stato di calamità per le aree colpite più pesantemente. Secondo Coldiretti, le perdite già registrate superano il mezzo miliardo di euro.
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