sabato 7 dicembre 2019
Ieri "Osservatore Romano" (p. 6): «Fare teologia dopo Auschwitz». Bel ricordo di Joan Baptist Metz scomparso di recente, con esordio: «Una delle voci più autorevoli del pensiero teologico contemporaneo». L'autrice, Isabella Guanzini, ne ripercorre la vita mettendo nel giusto rilievo l'importanza del suo contributo, iniziato con la guida di Karl Rahner e vicino a certe spinte «della filosofia critica della scuola di Francoforte». «Una delle voci più autorevoli»! Memoria graditissima.
Qui ed oggi Metz è ricordato in positivo, e sull'"Osservatore", ma in passato è stato accusato come "inventore della teologia politica", e per questo fu anche demonizzato e sospettato… Quella parola, "politica", disturbava tutti coloro che nel mondo moderno, sia nella società che in certi ambienti di Chiesa bloccati sul passato, vedevano e temevano la forza anti-mondana di un'autentica teologia biblicamente fondata sulla parola di Dio che difendeva i piccoli e i poveri e che addirittura nel Nuovo Testamento si faceva essa stessa "Carne" e annunciava le beatitudini dei piccoli, dei poveri, degli espropriati di ogni speranza cui l'Emanuele veniva a offrire speranza di vita terrena rinnovata dall'amore e vita eterna trasformata nell'amore. Bella memoria per un teologo, e soprattutto per un prete.
Capita spesso che i preti muoiano e talora nessuno li ricordi. Per contrasto mi viene in mente don Claudio Palma, prete amico scomparso di recente e amatissimo fino alla morte dalla sua gente, conquistata dalla sua umanità. Mi legano a lui ricordi tra i più antichi (1966) per una sosta di riposo in Val d'Aosta, con altri amici preti più solidi di me, Antonio Amori, Sergio Mangiavacchi e lui, don Claudio. In 4 su una minuscola 600 Giardinetta strapiena di amicizia e di fede, umanità e speranza! Loro riposano in pace...
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