domenica 13 aprile 2014
Nulla hanno potuto gli elicotteri, le jeep, i gps con cui per ore si sono scadagliati i fitti boschi del Bellunese. Alla fine a salvarlo sono state le voci della gente che chiamavano il suo nome, briciole d'umanità che il Pollicino di Domegge di Cadore ha seguito lentamente, fiducioso, fino alla salvezza.La versione italiana della fiaba dei fratelli Grimm è diventata cronaca tra la notte di venerdì e ieri. Protagonista Giuseppe, un bimbo di 8 anni in gita con la parrocchia all'Eremo dei Romiti. Il rifugio si trova sul Monte Froppa, a poco più di mille metri d'altezza, un luogo incantato nel cuore della natura incontaminata delle Dolomiti. La giornata trascorre in relax, tra giochi e chiacchiere. Poi tutti in fila, giù, lungo il sentiero del ritorno. Giuseppe parte con lo zio e le mamme di altri compagni. Nella mischia lo perdono di vista: «Sarà rimasto indietro». Ma all'arrivo del piccolo non c'è traccia. Inizia il dramma: si ripercorre la strada a ritroso, si chiamano i genitori, si avvertono i soccorsi. Giuseppe è come sparito nel nulla. Le ore passano, le ricerche si intensificano:niente. Angoscia, dolore, poi la notte.Pollicino resta solo nel buio. Intorno solo alberi e silenzio. A 8 anni è difficile non aver paura. Giuseppe sente voci in lontananza: «Cercano me». In tasca trova la forza di muovere un passo, poi un altro. Giuseppe ora corre, scende giù, ruzzola, fino a una strada.L'hanno trovato lì, all'alba di ieri. Sporco e confuso. Ha chiesto del suo papà. Quando è arrivato gli è corso in braccio: «Hai visto che ti ho ritrovato?».
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