venerdì 2 settembre 2005
Pollice alto, ben visibile. Poi con la stessa mano cerchi di prenderlo al volo. Non ci riesci mai. È lo psicodramma di certo "laicismo" nostrano. Su "Magazine" del "Corsera", ieri, diagnosi e terapia. A p. 18 "L'opinione" di Michele Salvati è sul relativismo che - scrive - è criticato nei discorsi del "nostro papa filosofo", Benedetto XVI. Cade nel luogo comune di mettere insieme il pensiero del Papa con quello di noti "teocon", Salvati, e gli oppone un saggio di Giulio Giorello - "Di nessuna chiesa" - che invece "difende ad oltranza il relativismo". La tesi come diagnosi: il vero intellettuale non può accettare una ragione che si coniuga in pace con la fede. Sempre ieri su "Repubblica" Francesco Merlo tiene la sua arringa contro Antonio Fazio: uno che conta, maneggia denaro e potere non può presentare una tranquilla ed esplicita professione di fede cattolica, il culto del pensiero di San Tommaso in latino pur sistemato con l'informatica modernissima progettata da un gesuita, una moglie devota e persino una figlia monaca! È roba passata, come "le lucciole di Pasolini"! Viva la modernità! Sempre ieri a "Radio Radicale un convegno politico che guarda fiero al futuro: gliela cantiamo noi a Prodi e alleati cattolici e filovaticani! Nel programma eutanasia, divorzio breve, coppie gay, no alle scuole cattoliche"Come Zapatero! Venceremos! Che dire? La terapia, stesso "Magazine" del "Corsera", p. 84, rubrica di Lina Sotis: "Il popolo fuori orario delle candele". Parla della religione che a modo suo resiste nonostante tutto nella vita di tanta gente, una maggioranza reale che vota e pesa. Salvati, Giorello, Merlo e Co. restano lì: pollice alzato, a cercare di prenderlo al volo"
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