giovedì 12 luglio 2012
Ieri ("L'Unità", p.1) leggo Emilio Barucci che ammonisce: «La sinistra deve ripartire dalla persona». D'accordo: anche destra e centro, se hanno un senso, debbono farlo. Lì però leggo poi che «l'esperienza comunista e quella del cattolicesimo democratico avevano con sé un disegno salvifico per l'uomo. Questo disegno si è perso». Domanda: si possono seriamente mettere sullo stesso piano i due «disegni salvifici»? Che quello del comunismo si sia perso è evidente, ma il «cattolicesimo democratico» in quanto tale, cioè democratico, non aveva un «disegno salvifico» che ora si sarebbe «perso». Il «disegno salvifico» del cattolicesimo e del cristianesimo resta ancorato a Cristo e all'eternità, e certo non si è perso. Vero che talora il comunismo si è presentato come nuova religione salvifica immanente, e magari che qualche cristiano ha persino pensato di "inverare" la fede utilizzando schemi e strumenti dell'ideologia marxista, ma è e resta chiaro che nel cristianesimo la concezione della «persona» e dell'ambito in cui si concretizza, del tutto diversa, è tutt'altro che «persa». E come per caso sempre ieri qui su "Avvenire" (p. 7): «È la persona il soggetto che deve assumersi primariamente il dovere dello sviluppo e la risorsa fondamentale che lo rende possibile, non il denaro o la tecnica o la finanza… Solo ponendo al centro il lavoro, e quindi la persona, l'economia può davvero rimettersi in marcia… Per uscire dalla crisi "lavoro e persona" debbono prevalere su "tecnica e finanza"». Così il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze. No! Il «disegno salvifico» del cristianesimo non si è perso davvero…
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