Perché non rispettiamo la «serietà» dei bambini, trattati da piccoli nemici?
sabato 28 settembre 2013
Gabriella Caramore ha dedicato un libro all'infanzia: Come un bambino. Saggio sulla vita piccola (Morcelliana). Non è certo possibile riassumerlo, anche perché non propone una «filosofia dell'infanzia», ma partendo dai Vangeli e tornando ai Vangeli, rilegge una serie di autori nel loro rapporto con le esperienze infantili. Tra questi, Marina Cvetaeva, Walter Benjamin, Pavel Florenskij, Perec, Bernanos, Savinio, Dostoevskij, Kafka, Bonhoeffer, Saint-Exupéry, Alice Munro, Thomas Bernhard… È un libro, direi, che incoraggia a compiere esercizi di memoria e autocoscienza per liberarsi di quel diffuso sortilegio che ci fa dimenticare e capire così poco i bambini. Noi adulti ogni giorno, ogni ora, quasi in ogni gesto tendiamo ad abusare dell'infanzia: per mancanza di serietà (i bambini sono molto seri), perché ne ignoriamo sensibilità e intelligenza, perché cediamo facilmente alla tentazione di prevaricare, non ascoltare, essere sbrigativi.Leggendo e rileggendo le pagine di questo libro, costruito come un'antologia di passi commentati e da commentare, si può ritrovare una certezza che di solito è sopraffatta dalla distrazione: la certezza che nei bambini vive qualcosa di sacro su cui non abbiamo diritto di esercitare il nostro puro e semplicepotere di costrizione. Se crediamo, più o meno in buona fede, di essere soltanto noi a dover "dettare legge" all'infanzia dall'alto della nostra età adulta, mutiliamo anche le nostre facoltà, deformiamo e impoveriamo la nostra vita personale e la vita sociale futura. Nell'infanzia il mondo ricomincia e si rinnova, o potrebbe farlo. Ma, come dice Savinio, «al loro ingresso nel mondo, i piccoli uomini sono accolti come nemici. La guerra scoppia tra infanti e adulti, tra l'autorità costituita e questi fieri battaglioni di uomini minuscoli che muovono alla conquista del mondo».Aggiungo una cosa di cui nel libro si parla poco. Approfittando dell'idea che l'infanzia dovrà finire, ci applichiamo con metodo ad affrettarne la fine. I bambini ci disturbano: e quindi facciamo il possibile per metterli nelle mani della grande industria dell'intrattenimento che si applica a tenerli fermi e buoni.
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