martedì 6 febbraio 2018
Bisogna pur dirlo: ho creduto in questa Inter e in Spalletti al punto di definirlo “Valore Aggiunto”. Vinceva. Sempre. Poi più nulla. Un paio di sconfitte e una sequela di pareggi. Adesso cosa devo fare? Rimangiarmi il consenso dei giorni gloriosi e buttarmi sul fronte disfattista o contro l'avverso destino. Per chi non lo ricordasse, il calcio non è scienza esatta e il suo destino non è sulle ginocchia di Giove. Che interviene - versione Eupalla breriana - solo quando hai già fatto la tua parte. Potrei anche assumere un atteggiamento, come dire?, governativo, affermando che sarà pur crisi ma intanto l'Inter è al quarto posto, zona Champions, insidiata solo dalla Roma che fino a domenica era un mistero inglorioso proprio come l'Inter. E allora? Onestà vuole che si cerchi di capire questa sorta di crisi, e spiegarla, nonostante le caratteristiche della paziente, detta anche “pazza Inter”, e con la follia è sempre difficile fare i conti. Guardate Pazzini, detto appunto “il Pazzo”, che viene scaricato dal Verona disastrato e va al Levante, in Spagna, e fa un gol al Real ch'è già quasi un mito. In un mondo in cui i miti si creano ogni ora e ogni ira si spengono. Dunque, l'Inter. C'è un dettaglio che mi inquieta: quando andava bene, e vinceva, ci giocavano anche Nagatomo, spedito improvvisamente al Galatasaray, e Ranocchia, ripescato da Spalletti, che lo fa giocare e addirittura s'azzuffa con un tifoso che lo deride, nel segno del passato. Cos'è successo a questi fantasmi? E agli altri? A Skriniar che mi ricordava i grandi difensori di Helenio? E a Candreva, a Perisic, sempre belli in pagella? L'allenatore si colpevolizza, non ha torto. Sia fisico, il crollo, o psicologico, sono problemi suoi, deve saperli spiegare meglio di me, sicuro, ma non ci riesce. Nella mia esperienza c'è da riesaminare quella partenza a razzo, quattordici risultati positivi, prima in classifica, Inter da sogno... Mi torna in mente il vecchio Trap, la cui vittoriosissima Juve penava in partenza ed esplodeva a primavera e raccoglieva scudetti come margherite. L'Inter non è esplosa, è scoppiata. E a vederla muoversi come se fosse imbastita, eternamente sotto moviola - slow motion - c'è da pensare a una cotta, sì, come quella dei ciclisti. E dico “cotta” perché ci si può riprendere, scattare di nuovo, e vincere. So che questa depressione l'avvicina all'Inter di Mancini e Pioli, ma non esiste un modo di perdere che si trasmette a nuovi tecnici e nuovi giocatori, così come non si trasmette un modo di vincere: succede, questo, alla Juve, ma Allegri non è Conte, la sua squadra è un'altra realtà, poca intensità, molta fantasia. Spero che Spalletti, magari istruito in loco, trovi quella che si dice la quadra. Sennò, tanto per dir qualcosa di nuovo, si darà la colpa ai cinesi. Già si dice che la Cina è lontana. Una volta era vicina.
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