giovedì 27 agosto 2009
Qui (18/8) ho scritto che la parodia dell'Ave Maria a firma "Jena", su "La Stampa" era quasi «blasfema», e qualcuno mi ha rimproverato: troppa durezza! Ebbene: l'altro ieri leggo su "Repubblica" (p. 48) e "Riformista" (p. 13) che il celebre autore di libri su James Bond, Sebastian Faulks, per aver detto che «il Corano è un libro deprimente» e molto meno interessante della Bibbia, ha dovuto scusarsi pubblicamente e clamorosamente, dicendosi dispiaciuto per aver potuto offendere qualcuno. Che dire? Visti i noti precedenti (Rushdie, Amis, McEwan, ecc.), e pensando a quello che, in un paese islamico pur modernissimo, come l'Arabia Saudita o altri, succederebbe a chi facesse la parodia di testi di preghiera islamica, forse Jena dovrebbe fare un pensierino di autocritica. Quando certe cose si scrivono e si firmano, è il caso di pensarci su. Diverso è, spesso, il caso delle interviste, dove i malintesi e le omissioni sono ben possibili. L'ho pensato sabato, leggendo su "Tuttolibri della "Stampa" l'intera pagina di intervista di Maurizio Assalto a Vito Mancuso: «In principio era il Corsaro Nero». Testo ampio e accurato, in cui il Mancuso pensiero e la sua biografia sono raccontati con garbo, attraverso i fatti e gli scritti, con una lacuna, però, che conoscendolo un po' mi risulta assolutamente ingiusta: per lui. In tutta la pagina, a parte quel titolo ironicamente allusivo all'inizio sia del Genesi che del Vangelo di Giovanni, trovi Küng, Jaspers, Moeller, Tommaso e Agostino, Bonhoeffer, de Chardin e tanti altri, ma non si parla mai " mai! " di Gesù Cristo. Malpelo sorpreso e deluso. E Mancuso?
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